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Il Cagliari nemmeno doveva esserci

Redazione

24.09.2012 ( Aggiornata il 24.09.2012 18:45 )

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Della Tre Giorni di Cagliari-Roma conclusasi, mentre scriviamo queste righe, con il tre a zero a tavolino per la Roma assegnato dal giudice sportivo Tosel l'aspetto più incredibile non è l'atteggiamento arrogante-pretestuoso di Cellino che sta giocando una sua partita con i politici di Cagliari o quello furbetto di Baldini (simpaticamente accostato a un avvoltoio in un comunicato del Cagliari) che in realtà era felice di non doversi presentare con una Roma senza De Rossi, ma il fatto che sia possibile iscriversi alla serie A italiana senza avere un campo su cui giocare. Poi si possono fare dibattiti sulla decisione della Prefettura e sulla chiamata 'alle armi' di Cellino contro la partita a porte chiuse, ma questo non toglie che al Cagliari mancasse il campo. Lo stadio di Is Arenas non può ospitare pubblico non per un complotto contro Cellino, ma perché è per metà ancora con lavori in corso (fra i settori interessati ci sono la tribuna centrale e gli spogliatoi). In una lega seria al Cagliari sarebbe stata negata l'iscrizione, ma troppi sono i precedenti di deroghe (clamorosa quella del Treviso, sempre in A, che non avrebbe avuto nemmeno la capienza minima per la serie B) per poter mostrare i muscoli o almeno essere credibili contro il cattivo di turno. Ma siamo realisti: chi avrebbe dovuto dire di no al Cagliari? L'impalpabile presidente di Lega Beretta? Oppure quel che resta del presidente della Figc Abete? Citiamo due persone che nelle dichiarazioni contro Cellino sono state durissime, come se il Cagliari avesse sempre avuto a disposizione il Bernabeu e solo tre giorni fa si fosse materializzato questo problema di Is Arenas.

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