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Redazione

13.09.2012 ( Aggiornata il 13.09.2012 11:54 )

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Tre giornate in archivio, la quarta alle porte e una classifica che dice già molto. Perché su tre delle quattro squadre a punteggio pieno (senza tener conto delle penalizzazioni) si erano in fondo orientati i pronostici della vigilia. Parliamo di Sassuolo, Livorno e Varese. Il (finto) profilo basso tenuto dalla dirigenza del Sassuolo era solo un modo per allentare la pressione e la delusione derivate da un playoff perso malamente, più per colpe altrui (vedi amnesie arbitrali che hanno alimentato i sospetti di una Samp "predestinata" alla promozione) che per demeriti propri. La squadra c'è e Di Francesco ha fin qui avuto il merito di assecondarne al meglio le caratteristiche, con un 4-3-3 propositivo e tambureggiante che ha rilanciato anche chi (vedi Missiroli) l'anno scorso languiva fuori posizione nel gioco "controllato" e sparagnino di Pea. L'esplosione di Pavoletti (erede di Immobile? tema su cui dibattere…) ha fatto il resto. Sabato arriva la Pro Vercelli: gara scontata solo sulla carta, la B è piena di queste trappole. Sul Livorno c'eravamo sbilanciati anche noi. Siligardi, Paulinho e Dionisi sono un lusso per la categoria, specie se alle loro spalle non solo si fa "diga" (compito nel quale Luci e Schiattarella sono maestri) ma si prova pure a far correre la palla, verticalizzando in un amen. Sabato arriva un Empoli fin qui impresentabile (d'accordo gli infortuni, però Sarri mediti su una manovra che non ha un briciolo di logica): derby per testare anche la reale consistenza della difesa labronica, un interrogativo (a parte alcuni interventi strepitosi di Mazzoni) che in tutta sincerità non siamo riusciti a sciogliere. Abbiamo ammirato dal vivo il Varese contro il Modena. Ovvero il solito diesel a cui l'ingresso in attacco di Ebagua (contestarlo è doppiamente da idioti) al posto di un frastornato Eusepi ha cambiato volto e marcia. Lui e Neto Pereira possono diventare il valore aggiunto di una formazione solida come poche altre, che magari non incanta nel gioco (lo hanno mai fatto le squadre di Castori?) ma che resta sul pezzo fino all'ultimo secondo, senza mai mollare l'osso: ne sa qualcosa l'undici modenese di Marcolin, punito (immeritatamente, va detto) al 93' quando ormai credeva di aver superato indenne l'inferiorità numerica (quesito per il tecnico gialloblù: se Zoboli, vistosamente claudicante, fosse stato subito sostituito, si sarebbero potuti evitare il fallo da rigore e la conseguente espulsione? Per noi, sì). Varese che lunedì riceverà il superBari di Torrente, autentico intruso al vertice. Alzi la mano chi avrebbe pronosticato l'en plein dei pugliesi. Invece eccoli lì, ricacciati indietro da un -5 sbianchettato in appena 270' che adesso lascia spazio addirittura a inattesi ed euforici sogni di gloria. Manca a tutto a Bari: una proprietà credibile, un progetto a media scadenza, il calore di una tifoseria spazientita oltre ogni limite (e come darle torto?). Però paradossalmente c'è la squadra, c'è un gruppo giovane, motivato, con sprazzi di talento puro (butto lì Sabelli, Ceppitelli e Bellomo, espulsione a parte, fra quelli che mi sono piaciuti di più). E un allenatore bravo che fa per tre, alla Ferguson: tecnico, manager e perfino direttore del marketing. Sua l'idea di portare la squadra ad allenarsi lungo le strade della città per scaldare il cuore e la passione dei tifosi. In questi giorni (miracolo!) sono inoltre partiti i lavori per rizollare il San Nicola. Insomma, la vera notizia è che finalmente si parla (bene) del Bari e non della magistratura che indaga sul Bari. Ultima chiosa sul Cesena. Che dopo appena tre giornate ha inaugurato la stagione degli esoneri chiamando Bisoli al posto di Nicola Campedelli. Messa da parte la facile ironia ("Fratelli coltelli" titolava ieri la Rosea) sulla saga familiare, la verità nuda e cruda è che il club romagnolo non naviga in acque economiche tranquillissime e che la scelta di affidare la panchina all'inesperto Nicola (con tanto di seguito dalla vicina Bellaria, Seconda Divisione, di una modesta manovalanza, inadeguata alla categoria) altro non era che una disperata mossa al risparmio venduta come "storia da Libro Cuore" subito sgamata da un ambiente che dà (7.000 abbonati, mica bazzecole) e dunque pretende. Tanto più all'indomani di una retrocessione rovinosa e dispendiosa qual è risultata quella della scorsa stagione. Attenzione, però. Anche il ritorno di Bisoli, al di là delle parole di circostanza e degli ovvi attestati di stima, è un'altra operazione al ribasso. Perché pochi altri avrebbero accettato l'incarico. Infatti, se il temperamento del tecnico è fuori discussione, altrettanto indiscutibile è l'incompletezza di un organico che, a questo punto, potrà essere ritoccato solo a gennaio. Fino ad allora, cinghia tirata, maniche rimboccate e via andare: restare a galla, per Bisolone (due esoneri, a Cagliari e a Bologna, dopo la prima fortunata esperienza in bianconero), sarà davvero un'avventura… Gianluca Grassi Votate il nostro sondaggio sulla Serie B: quali squadre conquisteranno la promozione diretta in A?

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