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Redazione

05.04.2012 ( Aggiornata il 05.04.2012 16:43 )

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C’era una volta in Italia il campionato più bello del mondo. C’era una volta una Serie A che riempiva gli stadi e le cui squadre attraevano i migliori calciatori del mondo. Maradona, Falcao e Platini, tra gli altri, erano qui da noi. C’erano una volta i nostri squadroni che spopolavano ovunque e i nostri club erano presenti in massa agli atti conclusivi delle varie competizioni internazionali. E non era raro vedere finali dell’allora Uefa (ora Europa League) e della Champions a sole tinte azzurre. C’era una volta un Paese che cresceva e credeva nel proprio futuro a dispetto di una classe dirigente già allora distratta da problematiche che sfuggivano, almeno in parte, alla dinamica comune. C’era una volta un’Italia sportiva che, nonostante qualche inciampo, si riprendeva immediatamente più forte di prima. C’era una volta, già c’era una volta e non si sa se ci sarà più. Perché a parte pochissime società (Inter, Milan e Juventus su tutte) che comunque fanno seriamente fatica a competere con continuità a livello internazionale, tutte le altre sembrano navigare a vista. Sono troppi i progetti annunciati e più volte abortiti o comunque continuamente ridimensionati. Al di là di tutti i proclami diffusi negli anni, i nostri club di punta sono continuamente condizionati da problemi di bilancio che frenano la loro crescita e ne limitano la competizione internazionale. Così, dopo aver sudato le proverbiali sette camicie ed aver conquistato un pass per le coppe europee, preliminari Champions inclusi, spesso perdono pezzi per strada. È stato anche il caso dell’Udinese che dopo aver ottenuto il quarto posto assoluto nel campionato scorso, ha ceduto due suoi autentici gioielli (Sanchez al Barcellona e Inler al Napoli) e si è presentata alla sfida dei preliminari di Champions con l’Arsenal indebolita. Molto peggio quello che succede negli altri club che si cimentano nella Uefa Europa League: scarsissimi risultati, pochissimi punti presi e perdita conseguente di un posto in Champions da quest'anno. Forse sarebbe meglio che la Lega calcio di Serie A studiasse una forma di impegno tra gli associati, con eventuali sanzioni economiche, a non indebolirsi per chi ha guadagnato un bonus europeo. Ne va dell’immagine del nostro calcio, sempre più in declino e con una prima serie dall'età media tra le più alte del nostro continente. E non dobbiamo quindi sorprenderci se le imminenti semifinali di questa Champions League vedranno di fronte Real Madrid-Bayern Monaco e Barcellona-Chelsea. Tutte squadre di Paesi che ci precedono nella classifica Uefa. A noi rimane la certezza del profondo imbarazzo delle nostre squadre appena varcano le Alpi e l’immagine di un gigantesco campione come Zlatan Ibrahimovic che riesce a far la differenza solo nella nostra Serie A e risulta impalpabile nei momenti topici internazionali: vedi la gara di ritorno con l’Arsenal a Londra e la doppia di sfida dei quarti con la sua ex squadra, il Barcellona. Pier Paolo Cioni

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