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Gli Inzaghi che non mollano mai

Redazione

23.03.2012 ( Aggiornata il 23.03.2012 09:08 )

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La serata di Pippo Inzaghi contro la Juventus, nella semifinale di ritorno di Coppa Italia che ha mandato i bianconeri in finale al termine di una partita bellissima, è stata imbarazzante per lui ma anche per noi che siamo schiavi della retorica del vecchio campione che non molla mai. L'altra faccia della partita, in questo senso, è stata quella del suo ex compagno (ed antipatizzante) Del Piero, scongelato per l'occasione. Prestazione modestissima, vomito (forse per l'emozione), mal di stomaco e rottura muscolare (lesione al bicipite femorale della coscia destra, prevedibile uno stop di un mese). Una prestazione che dà ragione ad Allegri, inevitabile 'cattivo' mediatico della situazione perché osa tenere fra panchina e tribuna un giocatore di 39 anni che al Milan ha dato tantissimo ma non più di Rivera o Paolo Maldini che stanno da Milly Carlucci o a casa loro. E che dovrebbe far meditare tutti noi che ci schieriamo contro l'allenatore perché non ha 'gratitudine' verso le vecchie bandiere, quelle alle quali i tifosi (clienti, lettori e acquirenti) sono più attaccati: il circo che si mette in moto appena a Roma qualcuno osa muovere una critica calcistica a Totti o gli interisti del Triplete che con i loro contratti condizioneranno in negativo l'Inter ancora per anni possono rendere l'idea. Per leggere sui giornali italiani una critica agli Agnelli, in qualsiasi campo, si è dovuto aspettare il mancato rinnovo del contratto del trentottenne Del Piero. E scrivere che vedere Inzaghi trascinarsi così fa pena sembra vietato, mentre lo si può fare addirittura con il quasi-genero del presidente (che peraltro di Inzaghi potrebbe quasi essere figlio). E' un po' la stessa logica di tanti compilatori di pagelle: il voto minimo di tanti grandi nomi (oltre che degli informatori) è 5, mentre si può scendere con giovani da 'educare' e stranieri che i nostri giornali non li leggono. Twitter @StefanoOlivari

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