Mourinho e il tifo transitivo

Mourinho e il tifo transitivo

Pubblicato il 31 gennaio 2012, 07:55

Nel giudicare i risultati calcistici di José Mourinho sulla panchina del Real Madrid molti italiani, che hanno nello spirito di fazione la vera caratteristica che li unisca dalle Dolomiti a Pantelleria (insieme all'evasione fiscale), si piccano di essere imparziali. ''Tanto si parla di calcio internazionale, non dell'Inter'', è il mantra ipocrita recitato da ammiratori ed odiatori. Lo stesso accade con Ancelotti, Capello, Lippi, Sacchi, Mancini, tanto per rimanere su allenatori fortemente caratterizzati, con una sorta di transitività internazionale del tifo. Tu sai già in anticipo che se uno sottolinea i 7 punti di vantaggio nella Liga si tratta di un interista o di un cripto-interista vedovo inconsolabile, mentre se pone l'accento sui confronti diretti quasi sempre persi con il Barcellona si è in presenza di juventini o milanisti mascherati che i due anni di Mourinho in Italia li hanno vissuti davvero male. E lo stesso è accaduto e accade con gli altri personaggi in questione in occasione delle loro esperienze lontani da club italiani. Gli aspetti curiosi della vicenda sono due. Il primo: chi esaltava o criticava a prescindere il Mourinho interista raramente aveva problemi nel dichiararsi di parte (del resto senza tifo il calcio è uno sport inguardabile), mentre adesso è tutto un proliferare di esperti di Liga o di calcio francese quando si affronta il tema Ancelotti. Il secondo è paradossale: gli allenatori, che sono sempre i precari della situazione, sono quelli che più di difficilmente rispetto ad altre categorie riescono a togliersi di dosso il marchio di una squadra. Balotelli, per dire, se venissero pagati adeguatamente lui e il City, potrebbe in pochi giorni diventare un idolo nel Milan, nella Juventus, nella Roma o addirittura anche nell'Inter. Sono poi comici alcuni distinguo. Non è chiaro l'atteggiamento dei milanisti nei confronti del PSG, perché Ancelotti è Ancelotti, ma Leonardo 'un traditore'. E gli interisti con il City? Mancini è quello che ha iniziato a vincere già in piena Moggiopoli, Balotelli quello che ha sputato sulla maglia. Gli esempi potrebbero continuare all'infinito, ma non vorremmo che questo articolo (articolo è una parola grossa, come tutto sul web) sembrasse contro il tifo. Pensiamo anzi l'esatto contrario. Senza tifo o almeno passione nessuno di noi sarebbe qui a scrivere o leggere di calcio. Per questo pur essendo cresciuti con i poster di Keegan (proprio del Guerino, fra l'altro) e Cruijff nella cameretta guardiamo con sospetto fin dall'infanzia quelli che 'io mi interesso solo di calcio internazionale', come se in Inghilterra o in Olanda il tifo avesse dinamiche diverse da quelle della semplice appartenenza. Twitter @StefanoOlivari

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