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Il sacrificio di Galliani

Redazione

13 gennaio 2012

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I tifosi del Milan dovrebbero esultare per il mancato arrivo di Carlos Tevez in rossonero, ma questo non toglie che questa vicenda unita al fumoso gran rifiuto di Pato nei confronti del Paris Saint Germain sia stata dal punto di vista mediatico la più grande sconfitta di Adriano Galliani in oltre un quarto di secolo di gestione del Milan. Più anche della squadra ritirata a Marsiglia nel 1991, quando non fece altro che eseguire ordini dall'alto. La prima parte del discorso nasce dalla storia di Tevez, ormai consolidata visto che si tratta di un giocatore di quasi 28 anni: grande talento e forza fisica, campione capace di fare anche il gregario (di questo girone fanno parte anche Rooney ed Eto'o) e per questo amato da tanti allenatori, ma che ha sempre creato all'interno delle squadre problemi di ogni tipo mettendosi sempre nelle condizioni di farsi cedere più o meno alle sue condizioni. Di fatto un Tevez continuo lo si è visto solo al Boca e nello stranissimo (per l'incredibile vicenda MSI, trascinatasi anche al West Ham fra multe e polemiche) periodo al Corinthians, poi in Inghilterra ha spesso giocato bene ma chissà perché chi lo ha conosciuto lo ha poi anche messo sul mercato senza problemi. Se a questo poi si somma il fatto che Ibrahimovic aveva fatto pervenire il suo sgradimento, al punto di preferire la convivenza (teorica, vista la propensione all'infortunio) con Pato, si può dire che il Milan sia più vicino allo scudetto senza Tevez di quanto lo sarebbe stato con lui. Volendo una volta tanto (ma è l'ultima, giuriamo) parlare di calcio, è incredibile come Milan, Inter e tanti altri grandi club siano ancora nel 2012 schiavi della logica dell'attaccante-figurina, per far sognare i tifosi, quando sul mercato 85 milioni di euro (per Tevez si parlava di 15 lordi a stagione per 4 anni, oltre a i 25 necessari per il riscatto) potrebbero essere spesi in maniera molto più sicura per giocatori che fanno la differenza: vogliamo dire De Rossi, senza fare i creativi? La seconda parte del discorso, quella riguardante Galliani e questa trattativa in generale, è molto più scivolosa perché ogni esponente della galassia Milan ha una teoria diversa. Partiamo dall'aspetto più importante: Silvio Berlusconi non è mai stato un tifoso dell'operazione Tevez, a meno che non si trattasse di un grande affare, e più la trattativa andava avanti meno era convinto (anche perché nel frattempo, con Monti a gestire lo spread e i sindacati, aveva trovato il tempo di chiedere consiglio a terzi). Affare non sarebbe stato, visto che il City non ha ceduto al solito giochetto. Questa volta le cene con camicia bianca aperta e foto sorridenti non hanno funzionato, come era prevedibile visto che la società cedente non era con l'acqua alla gola. Anzi meditava (e medita) di fare causa a Tevez... Poi c'è lo pseudo-rifiuto di Pato nei confronti del PSG, venduto dai soliti noti come un atto d'amore verso il Milan e verso Barbara. Il partito dell'amore, la squadra dell'amore, ormai è un genere giornalistico a parte... mettiamo che sia stato così, ma allora perché questo amore è esploso solo in extremis? Dopo l'accordo verbale con Leonardo e il via libera dato dalla stessa figlia del presidente...la spiegazione più logica è che per far saltare un'operazione in cui non credeva il Berlusconi vero abbia usato il quasi-genero, a costo di far fare a Galliani una figura atroce. In tutta questa storia il ruolo di Allegri è stato marginale: antipatizzante di Pato, ha sperato tiepidamente in Tevez ma soprattutto in un prolungamento del contratto che anche se arriverà sarà più una garanzia per il suo futuro personale che di allungamento del suo ciclo milanista. Conclusione? Il Milan ha risparmiato soldi che magari impiegherà presto per un altro campione e Galliani è stato pubblicamente sconfessato per la prima volta in tanti anni, solo chi considera stupidi i lettori può pensare che questa vicenda non lasci strascichi. Ci sono poi i retroscena dei retroscena, da vicende privatissime a un gran consigliere berlusconiano nell'ombra (ma nemmeno tanto) che ha dato referenze negative su Tevez, ma la sostanza non cambia. L'amministratore delegato è stato sacrificato sull'altare dell'indecisione dei suoi datori di lavoro. E' pagato anche per questo, ma di sicuro non l'ha presa bene. Twitter @StefanoOlivari

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