Il Barcellona di Guardiola e Messi è la squadra più forte di tutti tempi? Il Mondiale per club vinto scherzando 4-0 on il Santos di Neymar vale meno della supremazia europea contro squadre di pari potenzialità (fra ingaggi in bianco e in nero, bisogna precisare: non bisogna credere a chi piange miseria per giustificare il suo mercato), ma è di sicuro un trofeo in più per una squadra la cui importanza non si misura solo con il numero delle vittorie. Se no basterebbe un bravo contabile per dire che il Real Madrid ha vinto di più in Europa, che ci sono stati cicli considerati dai contemporanei paragonabili a quello dei catalani (su tutti quello dell'Ajax dal 1967 al 1973, fra Olanda e Coppa Campioni) e che in definitiva ognuno è forte o debole nel suo tempo: chi può dire davvero se Messi sia stato più bravo di Scarone, Meazza o Sindelar? L'unicità del Barcellona attuale deriva oltre che dalla qualità del gioco dal fatto di avere un'identità fortissima, ai confini (e spesso oltre) del provincialismo, che nel mondo del 2011 vale paradossalmente di più rispetto a quanto valesse in quello anche solo di dieci anni fa. Risparmiamo la lagna su di un settore giovanile che non produce solo la classe media, ma anche quella alta degli Iniesta, degli Xavi e in fondo dello stesso Messi (che arrivò a 13 anni dall'Argentina già considerato professionista), visto che ci sono state squadre italiane non della preistoria che avevano una base di calciatori di alto livello cresciuti in casa fin da bambini (non acquistati a 20 anni, cosa lodevole ma filosoficamente diversa): l'Inter di Zenga, Bergomi e Ferri, il Milan di Baresi, Maldini e Costacurta, mentre con una società diversa la Roma di Totti e De Rossi non sarebbe stata come potenzialità tanto lontana dal Barcellona anche se dirlo oggi sembra una sparata del genere 'il campionato più bello del mondo'. E quindi? Il Barcellona non si copia solo vincendo, magari già da quest'anno la Champions andrà a qualcun altro (basti pensare al 2010, quando la stessa squadra della finale di Yokohama più Ibrahimovic non riuscì a superare l'Inter di Mourinho) capace di sfruttare le circostanze dell'eliminazione diretta, ma sentendosi i migliori del mondo, un punto di arrivo. Bojan ha lascaiato la Catalogna piangendo, Balotelli Milano ridendo: qualcosa vorrà dire. Perché nel momento in cui tutti sono in vendita, sul piano finanziario e culturale, la Juventus vale l'Anzhi e l'Inter l'Al Sadd. Il passo dal sentirsi superiori al provincialismo è, come detto, breve, ma è proprio questo sentimento che dà una marcia in più. Forse dalle parole precedenti sembra che la pensiamo diversamente, ma secondo noi il modello Barcellona è quello giusto da seguire. E non solo nel calcio.
Twitter @StefanoOlivari