Abete, Agnelli, De Laurentiis, Della Valle, Galliani, Moratti, Pagnozzi, Petrucci, Valentini, elencati in ordine alfabetico: troppi personaggi con troppi autori, che hanno creato una maionese impazzita che alla fine tutti hanno penosamente definito 'confronto civile'. Sull'inutilità del cosiddetto tavolo della pace nessun bookmaker accettava scommesse, ma l'inutilissima riunione tenutasi al Coni si presta a diverse riflessioni a mente fredda. E' il caso di farle, visto che chi nelle settimane scorse ha sottolineato la profonda ipocrisia di questa rappresentazione è stato trattato come un guerrafondaio.
Primo: nessuno degli intervenuti aveva in mente un obbiettivo preciso. Forse solo Abete ha tratto beneficio personale da qualche foto ricordo e in generale dal mostrare come nel 2011 la federazione possa essere ancora la camera di compensazione di esigenze molto diverse. Di sicuro Juventus, Inter, Milan e Fiorentina non si aspettavano nulla e anche per questo nulla hanno avuto.
Secondo punto: le posizioni si sono ormai sedimentate, al di là di sentenze sportive giuste o ingiuste. Si è creata una situazione in cui una marcia indietro o meglio ancora un guardare avanti sarebbero visti dalla propria tifoseria come un tradimento mortale. Vale soprattutto per Inter e Juventus, ovviamente, Moratti e Agnelli se preferite. Il Milan che tutto sommato se l'è cavata con poco ha tenuto il solito profilo basso, mentre dopo la sentenza di Napoli (di primo grado, anticipiamo i web-giuristi che noi del Guerino, nella nostra infinita tolleranza, non banniamo) ascoltare le parole di Della Valle provoca soprattutto ilarità. Anche perché pare sia stato soprattutto lui a far saltare la stesura di un doumento pacificatorio.
Terza considerazione: la pace non può arrivare se qualcuno ti punta una pistola addosso. Una pistola da 443 milioni di euro, quelli che attraverso il Tar la società degli Agnelli ha chiesto alla Figc. Stando alle sentenza finora disponibili, la logica diche che dovrebbero essere le società danneggiate (o addirittura la stessa Figc) a chiedere i danni alla Juventus e agli altri condannati.
Quarto punto: dello scudetto 2005-2006 non si è parlato, mentre si è discusso molto di aggettivi. Ore perse a discutere se 'frettolose' andasse associato alle sentenze del 2006, alla ricerca di una soluzione all'italiana: diciamo una cosa, però può anche essere l'altra. I nostri opinionisti di fiducia sapranno come regolarsi.
Quinto e secondo noi decisivo punto: Calciopoli e il post Calciopoli servono a tutti. Per giustificare i fallimenti del passato (quelli dell'Inter fino al 2004 e quelli della Juventus dopo il 2006, per citare le solite due che generano click) e guadagnarsi crediti per il presente, con la consapevolezza che masse acritiche ti verranno sempre dietro.
Conclusione? La mitica memoria condivisa non può esistere, né sulla Resistenza né su Moggi (ma vale anche per Tenco o Mike Bongiorno), in un paese che ha nello spirito di fazione (anche nostro, che non siamo né americani né uzbeki) la sua forza ma anche la sua debolezza.
Twitter @StefanoOlivari