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Quarant'anni fa moriva il grande Bianciardi

Redazione

14 novembre 2011

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Quarant’anni fa, oggi, moriva a Milano Luciano Bianciardi. Dopo aver chiesto a Gianni Mura di ricordarlo sul Guerin Sportivo in edicola in questi giorni, mi premeva ricordarlo anche qui. Scrittore grandissimo, spirito anarchico, un intellettuale che capì e perseguì la contaminazione dei generi - come va di moda dire adesso - prima di molti colleghi snob. Per questo non fu mai riconosciuto nel salotto buono dell’intellighenzia italiana, prima che un libro di Pino Corrias e qualche tesi universitaria gli ridessero dignità. Sublime, immenso Bianciardi. Sul Guerin Sportivo scrisse per quasi due anni, tenendo una rubrica di posta (Così è se vi pare), rispondendo su tutto: Rivera e Mazzola, Platone e Aristotele, Segni e Moro, Mazzini e Cavour (il risorgimento era un suo pallino, cui dedicò anche un paio di libri). Ha scritto almeno due capolavori, L’Integrazione (il mio preferito) e la Vita agra, incentrati sul suo disagio di maremmano anarchico nel vivere a Milano, città dura e calvinista. La Milano della cultura, del teatro, dello spettacolo, quello di qualità. Vabbè, questo post non raccoglierà forse molti commenti, ma Bianciardi se lo meritava.

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