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La ricetta di Lotito per l’Italia

Redazione

9 novembre 2011

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Alla fine contiamo quattro citazioni in latino, una in greco, sette in romanesco e un paio di devoti "ringraziando dio". Prima di poter parlare senza interruzioni: "Dopo, dopo", con Claudio Lotito servono 12 telefonate. Il presidente della Lazio, prima in classifica, è proiettato oltre il campo. Fermarlo è impossibile, interromperlo difficile. Berlusconi è a un passo dal crollo e Claudio si propone. Tra l'autocandidatura e la visione neolotitica, l'intervista svela un'aspirazione. Il governo Lotito. Ieri il presidente della Lazio è stato condannato in primo grado a un anno e tre mesi nel processo Calciopoli. Ma questo in Italia non è certo un ostacolo per fare politica. Presidente è pronto? In che senso? Per Montecitorio. Non ho mai pensato di fare politica, ma poiché ho un alto senso dello Stato e uno spiccato rispetto per gli interessi della collettività, se si ravvisasse la necessità di dare un contributo non mi tirerei indietro. Si sacrifica. Sempre e soltanto con totale spirito di servizio, a tempo determinato e in una veste squi-si-ta-men-te tecnica. Si capisce. Mi piacciono le sfide, come pe' la Lazio. Valuterei la possibilità di essere disponibile. A destra o a sinistra? Oltre le appartenenze. Chi può dare un contributo, deve farlo. Lei può fornirlo? Vengo sollecitato da più parti. Forse nel sottoscritto vedono una persona che ha la tempra di fare battaglie coraggiose. Perché scusi, lei me ne deve dare atto. Di cosa? Io non parlo coi proclami o con le interviste. Io parlo coi dati de fatto. Lei rilevò la Lazio nel 2004. Affrontando una sfida che tutti consideravano impossibile. Avevamo 1.070 miliardi di debito e adesso siamo in attivo. Inutile dirle che c'è chi chiude l'esercizio con 95 milioni di perdita e chi con 88. E la Lazio? Co' dieci milioni di utili. E poi c'è la Salerno calcio, costruita in 20 giorni, prima pure quella. Vuordì che le capacità ci sono. (...) Il governo, comunque, la chiama. Non voglio fa' ricette, sennò sembra il remake della storia dell'Alitalia, ricorderà. Disse che nelle sue mani, l'avrebbe rilanciata in 5 anni. La storia più o meno era quella, ma al Paese stavolta applicherei la stessa politica adottata per la Lazio. Parla di economia? Un bilancio è sempre composto da entrate e uscite. Bisogna bloccare le seconde. Tagliando le spese. Ma senza riforme strutturali, l'economia è un serbatoio bucato che alla fine... se svuota sempre. Come propone di uscirne? Per 40 anni gli italiani hanno avuto un futuro roseo grazie ai risparmi dei padri. Oggi quel patrimonio è dissolto, la festa è finita e anche gli imprenditori non esistono più. E dove sono finiti? Si sono trasformati in prenditori e i famosi manager, in magnager. Cioè? Quelli che se magnano tutto. (...) Lei ce l'ha con la sinistra. Di Veltroni disse le cose peggiori. Non mi ricordo. Ha trasformato Roma in una città africana, sostenne. Non mi ricordo e dell'ex sindaco non parlo. So solo che se Roma ha 12 miliardi di debiti la colpa non può essere solo di chi è arrivato ieri. (...) Nella sua squadra, escluso Petrucci, porta qualcuno dallo sport? Perché dice escluso Petrucci? Avete litigato sulla vicenda stadio. Io misuro le persone su quello che fanno, ma non voglio prendere un altro deferimento. I comportamenti di quel signore sono sotto gli occhi di tutti, negativi o positivi non sta a me giudicare. Ci faccia un nome. Rosella Sensi, De Laurentiis, Agnelli? Si giudica con i curricula e non con " i curriculum". Il latino bisogna conoscerlo, non come quel qualcuno che lei ha nominato poco fa [Petrucci, ndr]. Con Cicchitto avete fatto pace? Non ci ho mai litigato, ma lui è romanista e io so' laziale. Lotito oggi si sente uno statista? Per carità. Sono tutti presidenti della Repubblica, del Consiglio, allenatori. Socrate diceva Gnosis auton. Ognuno deve conoscere se stesso, i propri limiti. Qui tutti pensano di poter fare tutto, non è così. (...) Un dicastero? Non credo potrei far del bene da semplice parlamentare. Però non so' io che posso decide. Sarebbe come andare dall'oste e chiedere se il vino è buono. Ministro dell'Interno? Ecco, io ho una precisa filosofia della repressione e del rispetto delle regole. In passato venne minacciato. Ora è tranquillo? Er sor Tranquillo è morto l'altro ieri. Fonte: intervista di Malcom Pagani pubblicata sul Fatto Quotidiano Link alla versione completa dell'articolo

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