Mentre procede il conto alla rovescia verso l’inaugurazione della XXX Olimpiade il prossimo 27 luglio a Londra, continuano a fluire in maniera costante le polemiche sul modo con il quale è stata gestita la vendita dei biglietti olimpici, sia a livello centrale da parte dal comitato organizzatore britannico (il LOCOG) sia a livello locale per come i vari comitati olimpici nazionali hanno gestito la distribuzione dei tagliandi loro assegnati. Il sistema “a sorteggio”, sul modello di quello che accade per il torneo di Wimbledon, scelto dal LOCOG per la vendita diretta orientata principalmente al mercato interno inglese (ma che in ottemperanza alle leggi comunitarie anti discriminazione ha coinvolto tutti i paesi dell’Unione Europea) ha infatti suscitato più di un malumore oltremanica dopo che, durante la prima fase di vendita completatasi alla fine del maggio scorso, quasi due inglesi su tre sono rimasti a bocca asciutta vedendosi negate tutte le loro richieste per i preziosi tagliandi.
In realtà, il sistema ha consentito a tutti gli insoddisfatti di godere di un periodo di “prelazione” durante la seconda fase di vendita, svoltasi alla fine di giugno, quando è stato consentita loro di scegliere per primi tra i 2,3 milioni di nuovi tagliandi messi in vendita, con un meccanismo “first-come, first-serve” che ha premiato i più rapidi ed i più dedicati. Quindi, nonostante le lamentele degli insoddisfatti, che sono inevitabili per un evento che normalmente vede una richiesta di biglietti di oltre 10 volte superiore alla domanda, il metodo utilizzato dal LOCOG ha permesso alla stragrande maggioranza degli interessati di ottenere, se non proprio il biglietto dei loro desideri, quantomeno una possibilità certa di partecipare al “più grande spettacolo del mondo”. D’altro canto un sistema molto simile era già stato sperimentato con relativo successo a Vancouver nel 2010, anche se in quel caso gli eleggibili a partecipare al sorteggio iniziale erano solamente i circa 33 milioni di abitanti del Canada, invece dei quasi 500 milioni di persone che popolano l’Unione Europea.
Dove invece sono apparse crepe più consistenti è stato nella maniera nella quale i singoli comitati olimpici nazionali (ivi incluso il CONI italiano) hanno organizzato la vendita dei biglietti loro assegnati. Ogni comitato olimpico, infatti, riceve una percentuale di tagliandi destinati ai residenti dei singoli paesi. In teoria, questo dovrebbe essere l’unico canale ufficiale per chi risiede al di fuori del paese organizzatore dei giochi, ma nel caso specifico di questa Olimpiade, dal momento che Londra si trova all’interno dell’Unione Europea e non è consentito discriminare i cittadini comunitari in base alla residenza, si trattava solamente di un’alternativa al sorteggio generale di Londra. L’alternativa, però, ahinoi non viene a buon mercato: è infatti pratica comune, per tutte le agenzie selezionate dai comitati olimpici per gestire la distribuzione, quella di applicare un sovraccarico del 20% sul prezzo di listino in modo da rientrare (più che abbondantemente, per la verità) delle spese sostenute.
Ma se alcune di queste agenzie concessionarie hanno allestito un canale di vendita moderno, trasparente e facile da usare, altre si sono rese protagoniste di pratiche quantomeno discutibili. Infatti la Baronessa Dee Doocey, membro della Camera dei Lord del Parlamento Inglese, lo scorso giugno ha depositato una interrogazione parlamentare sul fatto che, secondo le testimonianze raccolte dai suoi collaboratori, le agenzie di Polonia e Finlandia discriminavano le richieste provenienti dal Regno Unito applicando spese di spedizione eccessive (oltre 100 sterline, ovvero 115 euro, per consegne in Inghilterra quando ne bastava poco più di un decimo per le consegne nell’Europa Continentale), oppure rifiutandosi di fornire la disponibilità di biglietti a chi non comunicasse nella lingua locale. L’interrogazione ha etichettato questo comportamento come inaccettabile, dal momento durante la vendita gestita dal LOCOG i cittadini britannici non hanno beneficiato di nessun trattamento di favore rispetto a quelli degli altri paesi della UE: “Perché siamo sempre gli unici a rispettare le regole alla lettera – ha commentato la Baronessa Doocey – mentre gli altri Paesi si comportano sempre a modo loro?”. (...)
Per quel che riguarda invece l’agenzia delegata dal CONI per servire il mercato italiano (che come per le altre recenti Olimpiadi è stata la G&G Communications di Milano), l’esperienza offerta è stata di tutt’altro tipo. Tanto per cominciare, nel 2011, nell’era di internet e smartphone, nessun sito web, ma soltanto due linee telefoniche dedicate ed un indirizzo email che era l’unico canale accettato per le richieste di biglietti. Una volta controllata la disponibilità via telefono, si poteva inviare la richiesta “ufficiale” via e-mail, cui faceva seguito un riscontro dell’effettiva disponibilità (che naturalmente poteva anche essere diversa da quella comunicata per telefono, dato che nel frattempo altri ordini venivano evasi) e del totale da pagare. Il pagamento doveva avvenire obbligatoriamente via bonifico bancario, ricevuta del quale doveva venire inviata ancora via email per confermare l’ordine. Ma a parte il processo artificialmente farraginoso, quello che ha dato più fastidio (soprattutto al portafogli) dei clienti è stata la serie di balzelli vari che facevano lievitare in maniera consistente il prezzo finale. Ai prezzi di listino dei tagliandi, infatti, venivano applicate le seguenti maggiorazioni:
• Il prezzo in sterline veniva trasformato in Euro utilizzando un tasso di cambio “arrotondato” in eccesso almeno del 5-7% (a seconda dei casi, anche di più);
• Al prezzo in Euro veniva applicato il 20% di sovrapprezzo già descritto in qualità di “Fee Agenzia”
• Venivano aggiunti 25 Euro per “spese di gestione pratica” ;
• Veniva poi richiesta una cifra variabile (tra i 30 ed i 40 Euro, a seconda delle testimonianze raccolte) per la spedizione in Italia (isole escluse), spesa inevitabile in quanto non vi sono altre modalità di consegna previste;
• A tutti i balzelli di cui sopra, veniva poi infine applicata l’IVA al 21% (recentemente aumentata), anche se alcuni dei nostri contatti ci hanno segnalato che l’IVA sulle spese di agenzia (non ben identificate) è stata applicata per errore e verrà rimborsata.
In sostanza, un ordine per 390 sterline di biglietti di un nostro conoscente ha generato un totale di 659,91 Euro. Come si può vedere la pratica non è certo volta a favorire il cliente, ma piuttosto a massimizzare il profitto dell’agenzia, la quale d’altro canto, essendo un’impresa privata, cerca di ottenere il maggior beneficio possibile da una situazione di artificiale monopolio nella gestione di un bene ad elevata domanda. Rimane però da capire come mai negli altri Paesi, dove la situazione di mercato è identica, questo sistema “a balzelli successivi” non venga applicato, e come mai il CONI, che dovrebbe in teoria essere responsabile per la diffusione degli sport olimpici in Italia, di fatto avalli una situazione di questo tipo rinnovando ormai da diverse Olimpiadi l’appalto ad una concessionaria esterna che non sembra avere tra i suoi obiettivi principali quello di facilitare il compito a chi vuole acquistare i biglietti olimpici.
Articolo di Vanni Gibertini pubblicato su Ubitennis, il il miglior sito italiano di tennis (direttore Ubaldo Scanagatta)