Nel disinteresse quasi totale dei media italiani, la battaglia legale tra il Sion e la Uefa sta portando a un risultato storico che non sarà la ormai probabile iscrizione del club svizzero all’Europa League ma la fine dell’autonomia degli ordinamenti sportivi. La decisione dell’Uefa di aprire tre strade al reintegro degli svizzeri in caso di pronuncia favorevole del Tas è, infatti, lontana mille miglia dai toni e contenuti di tutte le prese di posizione dei massimi organismi calcistici nei confronti di chi – società o federazione – nel corso degli anni era uscito dal sentiero della giustizia sportiva.
Senza tornare indietro troppo nel tempo basti ricordare la reazione furibonda di Blatter (con appoggio dell’Uefa) quando nella rovente estate del 2006 la Juventus aveva depositato un ricorso al Tar per riottenere immediatamente la serie A rischiando di bloccare l’inizio del campionato. Allora Blatter aveva minacciato a parole e per iscritto la Figc di esclusioni e penalizzazioni non solo per il club torinese ma anche per tutti gli altri a partire dalla nazionale e anche sull’onda di quelle pressioni i dirigenti avevano deciso di ritirare il tutto incassando poi un ulteriore sconto davanti ai giudici del Coni.
Oggi le cose andrebbero probabilmente in modo differente e basterà attendere poco per capire se il precedente del Sion avrà, ad esempio, ripercussioni anche sulla vicenda Calciopoli 2. Sarà più difficile, insomma, che Platini o chi per lui ironizzino sui francobolli necessari per spedire documenti da Torino a Nyon: meglio soprassedere e sedersi intorno a un tavolo per riscrivere da zero le regole dell’ordinamento sportivo che ormai non stanno più in piedi. Personalmente troviamo che, in tempi di quotazioni in Borsa e diritto europeo, la strada da battere è quella della cancellazione delle pene ‘sportive’ e la nascita di un sistema di sanzioni unicamente amministrative che rispettino tempi e parametri della giustizia europea. Una giustizia forse meno giusta per chi è abituato a regolare i propri conti all’interno di un campo di gioco, ma che almeno non garantisca gli spettacoli indecenti di questi ultimi anni con gli organismi calcistici e non solo in affannosa rincorsa di un equilibrio che non c’è più. La valenza della famosa ‘clausola compromissoria’ è svanita da tempo: il caso del Catania vincente al Tar e ripescato o, tanto per cambiare sport, del campionato di basket a 17 squadre con il reintegro di Venezia lo dimostrano ampiamente. Alla fine il Sion potrebbe passare alla storia come il bambino che urlò “il re è nudo” dando il via alla grande rivoluzione.
Articolo di Giovanni Capuano, pubblicato su Calcinfaccia