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Redazione

05.10.2011 ( Aggiornata il 05.10.2011 10:35 )

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Il mio amico Roberto ha deciso: appena il lavoro glielo permetterà prenderà un aereo per Londra e poi un trenino per Portsmouth, distante un paio d’orette. E lì chiederà a un taxi di portarlo al 150 di Fawcett Road dove si sbronzerà assieme a Karen Murphy. La quale  ne sarà felice due volte: primo perché ama concedersi un buon bicchiere, secondo perché è la proprietaria del pub “The red white and blue”, che si trova appunto al 150 di Fawcett Road, Portsmouth ed è l’epicentro della rivoluzione che potrebbe partire per i diritti televisivi del calcio. Rivoluzione innescata proprio da Karen. Che, nonostante il Portsmouth militi in Championship (la serie B) e pure in fondo alla classifica, ama trasmettere le partite di Premier League nel suo pub. Con il commento in greco, ma chiunque sia stato in un pub inglese sa che il clima è molto più effervescente delle sgasatissime birre che si servono. Insomma, c’è mediamente così tanto casino che chi se ne frega della lingua del telecronista, bastano e avanzano le immagini. Soprattutto, così Karen risparmia un sacco: Sky inglese le chiedeva 700 sterline al mese, il decoder satellitare con la scheda greca gliene costa 800 all’anno. Uno sgarbo che le era costata una multa di 8mila sterline. Ne è nato un processo che la Corte di giustizia dell'Unione Europea a Lussemburgo – come sapete - ha risolto dandole ragione: il sistema di vendita dei diritti sportivi è contrario al principio della concorrenza nell'Ue e i servizi possono circolare liberamente all'interno dell’Unione. La parola definitiva spetta ora all'Alta Corte di Londra, che però giudicherà secondo i principi dettati dal tribunale europeo. «Sky non si arrenderà, lo so – dice Karen – ma credo sia fatta, ora mi ubriacherò un po'». Aspetta Karen, per bere aspetta che arrivi da te l’amico Roberto. Il quale per un bel po’ dell’anno vive in Francia. E non poteva portarsi oltreconfine la sua tesserina di Sky Italia perché sarebbe stato reato. Morale, niente partite della sua Juventus e capirete bene che in questi ultimi giorni la sua sofferenza era terribile. Tra l’altro se Karen aspetterà, è facile che Roberto verrà seguito al pub “The red white and blue” da altre persone desiderose di brindare con lei. Alcune, però, cercheranno di metterle il veleno o almeno il Guttalax nel boccale della birra. Per esempio Andrea Zappia e Piersilvio Berlusconi, i capi di Sky Italia e Mediaset che hanno appena versato alla Lega calcio 2,5 miliardi per trasmettere in esclusiva i prossimi tre anni di campionato. Solo che adesso l’esclusiva è a rischio. Né Sky né Mediaset hanno acquistato i diritti tv per l’estero, ovviamente dato che trasmettono solo in Italia. E ora cosa vieterà a un’emittente europea, che so spagnola, finlandese o magari proprio greca, di acquistarli e commercializzarli in Italia, o in un altro Paese, magari mettendo anche un segnale audio nella lingua del luogo, a un prezzo inferiore delle due nostre big della tv criptata? Insomma, è l’inizio della fine del valore dei diritti tv, perché se davvero i diritti si deprezzeranno così tanto le emittenti potrebbero chiedere la rescissione del contratto o un netto ridimensionamento della cifra da pagare, anche perché – scrive la Corte Europea - «il versamento di un supplemento da parte delle emittenti televisive per assicurarsi un’esclusiva assoluta è contrario ai principi del mercato unico: può condurre a differenze di prezzo artificiose tra i mercati nazionali compartimentati». E alla fine pure i tifosi pagheranno meno: non essendo più il calcio un prodotto di monopolio, le emittenti saranno probabilmente obbligate ad abbassare i canoni di abbonamento. Il discorso finanziario lo tralasciamo perché, come tutti quelli che di soldi non ne hanno, di soldi non capiamo nulla. Ma certo, considerato che le squadre italiane dalle tv ottengono oltre il 70% dei ricavi, fate voi quello che potrebbe accadere se questi ricavi dovessero calare. Amen, ci consoleremo dal deprezzamento del nostro calcio guardandone molto più di estero: dobbiamo prepararci a un futuro in cui si potrà comprare tessere pay tv di tutta Europa. Un futuro senza più certezze, ricchissimo di opportunità che neanche immaginiamo (la vita è quel che ti accade mentre stai lì a pensare ad altro, diceva il saggio), come ogni volta che si rompe un monopolio, che cade una barriera. Vabbeh, forse ci toccherà ascoltare una telecronaca in un'altra lingua. Ma il calcio è come la musica, come i sentimenti, universale. E chissà magari ci innamoreremo del telecronista greco Karessas, dello spagnolo Compañon o del finlandese Piccinainen. Siamo europei, no? Livio Balestri telecommando@hotmail.it

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