PES e FIFA, scudetto 2012 da non assegnare

PES e FIFA, scudetto 2012 da non assegnare

Pubblicato il 30 settembre 2011, 11:17

Nei forum per videogiocatori le liti fra tifosi del PES della Konami e del FIFA della Electronic Arts raggiungono spesso toni degni di una discussione su Calciopoli, ma almeno lì tutti partono dal presupposto che tutti gli scudetti siano virtuali a prescindere. Sono appena uscite le versioni 2012 dei due più noti e venduti (115 milioni di copie di FIFA, considerando tutte le 18 uscite, e circa 70 milioni di PES spalmati su 12 uscite) videogiochi di calcio, con valanghe di articoli e servizi in qualche modo magari 'ispirati' dalla pubblicità: tutti a trovare novità e e differenze rispetto alle versioni 2011, tanto quasi nessun genitore sa resistere a una richiesta di 65 euro (tanto costa il FIFA per la Playstation e la XBox, mentre poco meno costa il PES). Da appassionati del genere, possiamo però dire che di novità ce ne sono ben poche. Le più interessanti di FIFA 2012 (testimonial italiano Pazzini, che succede a Chiellini) sono a nostro parere quelle riguardanti le condizioni fisiche dei giocatori, che con l'opzione 'Live Season' hanno picchi e cali di rendimento proprio come nella realtà, e l'organizzazione della difesa. La versione 2012 di Pro Evolution Soccer (telecronisti Pierluigi Pardo e Luca Marchegiani), invece, è migliorata in sostanza solo nei movimenti senza palla, con tagli e movimenti senza palla degni di una squadra bene allenata. Insomma, è brutto dirlo ma né FIFA né PES prtesentano novità clamorose. Rimangono le profonde differenze di fondo, quelle ormai sedimentatesi negli anni: FIFA è messo meglio quanto a licenze, nel senso che tutti i giocatori hanno il loro vero nome, ed è preferito da chi pone più enfasi sul calciomercato che sul gioco, mentre PES ha a nostro parere un dettaglio migliore per quanto riguarda i giocatori e i contrasti, oltre a una giocabilità (per chi è capace) che rimane di poco superiore a quella del concorrente. Conclusione? Gli scudetti rimangono virtuali, ma il business rimane molto reale: se a livello tecnico e ideologico un anno di pausa sarebbe stato opportuno, non così succederà a livello di mercato. Chi di noi non vorrebbe avere le rose aggiornate con le nuove maglie? Stefano Olivari

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