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La Premier League come giustificazione

Redazione

23 settembre 2011

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Con i quasi 2.500 milioni di euro che Sky e Mediaset verseranno alla Lega di serie A per il triennio 2012-2015 il calcio italiano è tornato primo al mondo. Nessuno, nemmeno la mitica Premier League che i nostri dirigenti citano ogni due frasi insieme alla fiscalità spagnola (spesso quei dirigenti, in maniera curiosa, sono ex dirigenti televisivi e/o pagatori di calciatori in nero), ricava 800 milioni e passa all'anno dai semplici diritti domestici. E' vero invece che gli inglesi ricavano complessivamente di più grazie ai diritti esteri (praticamente sei volte tanto, 562 milioni contro 90), ma qui ci sono fattori storici e culturali che non si inventano. Già negli anni Settanta Match of the Day, lo storico programma della BBC con sintesi delle partite e brevi analisi in studio, era televisto in tutta l'Asia. Noi stessi l'abbiamo guardato (in differita di un'ora rispetto a Londra!) mille volte in Kuwait e in Arabia Saudita quando il calcio inglese in Italia si conosceva solo grazie al Guerin Sportivo e a qualche partita intercettata sulla tivù svizzera. Il fatto che poi l'inglese sia il vero esperanto del pianeta, fra colonizzazione propriamente detta e commercio, dà a qualsiasi prodotto di quella cultura un vantaggio competitivo che nemmeno i dirigenti migliori del mondo potrebbero avere con una serie A che comunque è ben messa. E quindi? Il disfattismo è un genere giornalistico a sé stante, ma il calcio italiano non è messo alla fine così male. Se Zamparini cede Pastore al PSG non è perché ha subito un'estorsione (la famosa frase si riferiva al procuratore Simonian, ma ciò non toglie che lui Pastore potesse tenerlo e basta), o Pozzo stravende i tre migliori (con Di Natale) dell'Udinese che doveva ancora giocare il preliminare di Champions League, è perché hanno avuto il loro tornaconto. I grandi club fanno apparire e scomparire soldi a seconda delle necessità della proprietà, non è un problema dei tifosi quello di far quadrare i conti: molti dotti pezzi sul fair play finanziario suonano giustificatori e complici, non a caso. Concludendo: l'Inghilterra rimane imbattibile come immagine internazionale, ma i soldi per pagare i giocatori li abbiamo anche noi. Li danno le televisioni, senza estorsioni. Stefano Olivari

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