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Dal calcio spezzatino al calcio semolino

Redazione

12 settembre 2011

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Yawn, buongiorno a tutti. Ok, l’ora di pranzo è passata da un pezzo, ma non è colpa mia. È colpa di Sky, Rai, Mediaset, tutte coalizzate contro il tempo libero di noi calciofili-calciomani. Il primo weekend di serie A si è rivelato quello che temevamo, una congerie di dirette e di trasmissioni di commento pressoché indigeribile da una normale persona. Questione di quantità, non di qualità, un’abbuffata che ci ha ricordato quella di Mastroianni, Noiret, Tognazzi e Piccoli del film di Ferreri, e per la cronaca i quattro alla fine morivano di indigestione. Il riassunto è fatto presto: venerdì Milan-Lazio, sabato la B e Cesena-Napoli, domenica a pranzo Juve-Parma, nel pomeriggio tutto tranne Palermo-Inter la sera. Di contorno, una massa di analisi, interviste, chiacchiere, lavagne tattiche, cabarettisti, voci, indiscrezioni. Sky è riuscita a coniare lo slogan della giornata di 63 ore (il capovolgimento dello slogan di Bertinotti che voleva una settimana di 35 ore). Ora, di quello che è stato il weekend stavolta non vogliamo parlare, ce ne sarà tempo. Ci limitiamo ad annotare due cose prima di fare un discorso generale. La prima è stato il glorioso “Tutto il calcio minuto per minuto” che si è ripetutamente collegato, oltre che coi vari campi di A, con Ground Zero per le cerimonie dell’11 settembre. Ma perché? Qual era il senso? Forse poter fare riecheggiare, solo leggermente modificato, un glorioso grido di questa trasmissione: “Scusa America”. La seconda è stata “Tempi supplementari”, il seguito di 90° Minuto varato da RaiDue. Finiti i servizi dei gol,  una mezz’oretta di chiacchiere, immagini e analisi. Una buona idea, considerato che la Rai ha i diritti in chiaro e dopo 90° li usa solo nei Tg, fino alla Domenica sportiva. Così buona che perdoniamo alla Rai di averla fatta condurre dai due tenori Lauro e Volpi (per i non melomani segnaliamo che Giacomo Lauri-Volpi fu un grande tenore del primo Novecento, e quando li vediamo in coppia ci torna sempre in mente). Ma a parte queste divagazioni, il discorso che va fatto su questo weekend (e su tutti i prossimi che seguiranno) è un altro. Ed è che è cambiato il menù del calcio: dallo spezzatino siamo passati al semolino. anzi, abbiamo fatto un menù al contrario, siamo partiti dal dolce, transitati dal secondo e arrivati al primo. Andiamo a spiegare. Cos’era il calcio fino agli inizi degli anni Novanta? Era meringhe con la panna. Ovvero, un dolce che si comprava la domenica mattina, in pasticceria, dopo la messa, e che si consumava tutti assieme, in famiglia, quasi un rito. E questo era quel calcio. Allo stadio chi ci andava, la radiolina, 90° Minuto, la Domenica Sportiva e amen. Poi siamo passati allo spezzatino: una partita la domenica sera, poi anche una il sabato, poi due. La regola della contemporaneità, garanzia anche di regolarità e di assenza di calcoli, sacrificata sull’altare dei soldi e delle tv. Ora però abbiamo fatto il passo successivo, quello finale: il calcio semolino. una partita il venerdì, una il sabato, una la domenica a pranzo, il grosso il pomeriggio, una la domenica sera e sempre più spesso anche una il lunedì, e probabilmente sarà sempre più così con il nuovo bando per i diritti tv dal 2012 al 2015 appena emanato. Considerate che martedì e mercoledì c’è la Champions e giovedì l’Europa League, e vedrete che il calcio è sempre, riempie ogni spazio vuoto. Come il semolino, che è molliccio, semiliquido, di scarsa consistenza, che se è versato avanza lento, melmoso, (quasi un Blob nel senso del film, non della trasmissione). E anche - se vi ricordate quando lo mangiavate recalcitranti da bimbi - senza nessun sapore. Livio Balestri telecommando@hotmail.it

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