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La sfida di Poldi

Redazione

7 settembre 2011

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Lukas Podolski come Totti? Si, almeno per quanto riguarda lo status di idolo nelle rispettive città, Colonia e Roma. E come il capitano giallorosso, anche Prinz Poldi ha visto la propria leadership messa in discussione dalla nuova guida tecnica del club. Da quando ha lasciato il Bayern Monaco per ritornare nella “sua” Colonia, riverito, coccolato e senza il fastidio di dover dimostrare ogni volta qualcosa a chicchessia, Podolski è sempre stato messo al centro del progetto tecnico della squadra. Anzi, si può tranquillamente affermare che in questi anni il Colonia è stato Podolski più altri dieci giocatori, indipendentemente dalle lune del 26enne di origini polacche. L’ultima stagione non è stata niente male, con 13 reti che hanno garantito al club una salvezza tranquilla, con decimo posto finale in Bundesliga. Poi al RheinEnergieStadion è cambiato il vento con l’arrivo dell’allenatore norvegese Ståle Solbakken. E per Podolski è iniziato il gelo. Fin da subito Solbakken ha parlato di un Colonia troppo dipendente da un singolo giocatore, e pertanto legato a uno stile di gioco che finisce con il penalizzare il rendimento degli altri componenti della squadra. Tutto ciò è incompatibile, ha proseguito il tecnico, con un qualsiasi progetto che non sia a breve termine. Conclusione: è Podolski che deve adeguarsi alla squadra, e non viceversa. Così al nazionale tedesco è stata prima tolta la fascia di capitano, poi la maglia da titolare. Una situazione impensabile solamente qualche mese prima. Nell’ultimo incontro di Bundesliga, vinto 4-3 in casa dell’Amburgo, Solbakken è partito con un 4-4-2 che schierava in prima linea la coppia Jajalo-Novakovic, con Podolski inserito solamente nel secondo tempo nel ruolo di esterno sinistro. Per Prinz Poldi si configura dunque il rischio di una stagione da rincalzo, con pesanti conseguenze in chiave nazionale, soprattutto in vista degli Europei 2012. Vero è che con la Mannschaft l’attaccante ha sempre offerto prestazioni di spessore anche quando le cose non giravano bene a livello di club, ma questa volta un ruolo da comprimario nel Colonia può risultargli fatale. Avendo rifiutato lo scorso agosto un’offerta importante del Galatasaray, Podolski appare intenzionato a giocarsi tutte le proprie carte con Solbakken. In campo piuttosto che sui media, perché il norvegese non è un tecnico qualunque e gode di ampio credito presso la dirigenza del club. Basta dare un’occhiata al suo curriculum vitae: 5 titoli danesi, una Royal League, miglior allenatore in Norvegia nel 2004 (il suo Ham Kam finì quinto), e infine la storica qualificazione del Copenaghen agli ottavi di Champions - prima volta assoluta per una squadra danese. Non è insomma un novizio della panchina come Luis Enrique. La tattica muso e lungo e messaggi per conto terzi con lui non funziona.

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