Non sono mai stato, né mai sarò un
“giustizialista” del pallone, tanto meno se si tratta di atleti che, in quanto prima di tutto essere umani, sono dediti a sbagliare come tutti noi. I latini dicevano che importante è non perseverare negli errori. Non tutti seguono alla lettera questi detti, l’ultimo illustre personaggio poco dedito a disciplina è l’ex enfant prodige
Mario Balotelli, per molti forse l’unica speranza azzurra degli anni a venire. Io sono stato un suo grande sostenitore, avendo avuto l’opportunità di seguirlo quando ancora stava muovendo i primi passi nel mondo del professionismo, a soli 15 anni aggregato alla prima squadra del Lumezzane. Tecnica sopraffina, fisico incredibile, atletismo naturale. Un colored perfettamente adattato alla sua terra, nel bresciano. Si erano mossi anche quelli del Barcellona, poco dopo il suo precoce esordio in Lega Pro e il periodo di prova in Catalogna fu pure soddisfacente, anche se poi la spuntò l’Inter di
Moratti che lo acquistò per una cifra importante, pur essendo al corrente della sua fede milanista. Ma all’epoca Mario, ancora chiamato Barwuah dalla maggior parte dei cronisti locali che sin da subito non gli fecero mancare le loro attenzioni e il loro supporto, era ancora un attaccante in rampa di lancio, della sua vita si sapevano le cose essenziali. Classe ’90 trascina al successo in Primavera i suoi compagni di due o tre anni più grandi e in modo alquanto naturale avviene il passaggio ufficiale tra i grandi. Subito a suo agio, subito a segno. Ma fu facile prevedere che le sue “non esultanze” non nascondevano chissà quali forme di timidezza o pudore, bensì un’ambizione da una parte legittima, ma dall’altra indice di scarso senso dell’umiltà e di una deriva arrogante della sua personalità. “Non esulto quando segno, lo farò al primo gol in Champions”, la sua frase passata ai posteri! L’avesse detta un
Rooney ci saremmo probabilmente esaltati, perché il calciatore inglese (che all’Everton a 16 anni esultava eccome ai primi vagiti in Premier) assicura sempre il massimo impegno e una grinta, una determinazione nel raggiungere gli obiettivi assolutamente encomiabile.
Balotelli da allora che ci ha comunicato? Che ha passione per questo sport? Che vive per il pallone? Ce lo vediamo tra una decina d’anni ancora a incazzarsi per un gol sbagliato, come farebbe
Del Piero o Totti, autentiche bandiere e ultimi fuoriclasse del calcio italiano?
Da come affronta le amichevoli (mancando di rispetto a avversari e tifosi, nel momento in cui cerca un inutile e goffo colpo di tacco davanti alla porta), o le partite della Nazionale, con tanto di ipad in panchina, non mi sembra che abbia molta voglia di lottare per un posto da titolare (durante il riscaldamento nemmeno con le ciabatte di Seedorf potrebbe sembrare più irriverente). Non ci siamo Mario, se dopo Mourinho, persino Mancini e Prandelli stanno perdendo la pazienza, la responsabilità è anche tua. Faccio il moralista fino in fondo: troppi milioni, troppe macchinone, troppi paragoni. La testa sembra ben lontana dalle spalle, e speriamo che nel City possa in qualche modo recuperare credito perché altrimenti diventa dura a qualsiasi latitudine trovare posto in campo. L’Inghilterra proverà a rilanciare anche un altro giovane talento nostrano, quel
Davide Santon che sembrava anch’egli un predestinato tre anni fa. Il suo caso è meno eclatante di quello di Mario ma certo, vederlo in Under 21 assieme a calciatori appena esordienti da professionisti mi fa un po’ specie. Così come il fatto che l’Inter lo abbia sbolognato così in fretta!
Gianni Gardon
Dal blog PELLEeCALAMAIO
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