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Le ultime provinciali

Redazione

13 agosto 2011

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De tre decenni si alternano in vetta alla graduatoria del campionato ben poche squadre, espressione di metropoli quali Roma, Milano , Napoli e Torino. Le uniche eccezioni hanno riguardato i casi di Hellas Verona e Sampdoria (posto che la città di Genova si possa classificare tra le non metropoli). Se, come risaputo, allo stato attuale sia ben difficile per una piccola/media realtà anche solo avvicinarsi a cotanto traguardo, visto che i divari economici ormai superano la componente tecnica (almeno in Italia), proviamo a ripercorrere brevemente l’avventura di due esordienti assolute ai massimi livelli. Il Verona di Bagnoli, società divenuta da tempo centenaria, ha alle spalle soprattutto tantissimi campionati nella serie cadetta, avendo solo assaggiato la seria A negli anni’50 e stabilendosi più efficacemente nel decennio dei ’70, quando protagonisti della squadra, presieduta da Garonzi, erano tra gli altri il mitico Zigoni, il regista dai piedi buoni Mascetti e il difensore Nanni. Piazzamenti che contemplavano salvezze, talvolta comode, altre volte sudate, in mezzo pure un contestato illecito e poi la discesa in B. Alle prime due stagioni anonime seguì, sotto la guida di Bagnoli e del ds Di Lupo, una rincorsa miracolosa che portò a una promozione esaltante nel 1981/82, l’anno della coppia Nico Penzo/Gibellini (l’attuale ds degli scaligeri). Il resto è storia: ad una squadra collaudata, composta da giovani talenti inespressi come l’ex viola Di Gennaro (ora apprezzatissimo primo commentatore Sky), il tornante ambidestro Fanna, un satanasso delle fasce e il goffo ma sorprendente “Garellik” in porta, si sommarono ai nastri di partenza della stagione 84/85 i poderosi stranieri Briegel (tedesco protagonista dei Mondiali spagnoli di due anni prima) e il danese Preben Elkjaer, veloce e devastante attaccante. Primi in classifica dalla prima all’ultima giornata, furono un esempio pressoché unico di provinciale vera a issarsi sul podio più alto del campionato. La Sampdoria vantava già una più lunga militanza in serie A ma a livello di stracittadina era in inferiorità con il Genoa, squadra nobile del calcio italiano, capace di inanellare ben 9 scudetti nei primi anni di storia. Tuttavia fu assoluta protagonista nei dieci anni che vanno dall’85 al ’95, prima di un calo fisiologico, dovuto alle contingenze e all’abbandono del patron Mantovani, principale artefice del tanto sognato scudetto del ’90. Una squadra pronta per il grande salto già da due anni prima, quando i giovani talenti Vialli, Mancini, Lombardo, Pagliuca si ritrovarono a dar spettacolo in campo, rivaleggiando spesso ad armi pari con i più blasonati colleghi di Milan, Juventus, Napoli e Inter, che solo due anni prima conseguì lo scudetto dei record con Trapattoni. Sembrava che l’allegria e la serenità che regnava in quello spogliatoio minassero poi la concentrazione fondamentale per raggiungere obiettivi importanti come la vittoria di un campionato. Invece nel ’90 Boskov contribuì enormemente ad amalgamare i caratteri e le personalità dei suoi uomini,  finendo per costituire  un gruppo valido, solido e finalmente vincente. Un ciclo capace di ripetere in ambito europeo l’impresa italiana, anche se la coppa più prestigiosa sfumò ai supplementari contro un Barcellona già formato gigante a quell’epoca. Ora entrambe le squadre sono in B e, oltre a nobilitare la categoria, stanno provando a seminare  qualcosa di buono in vista di un nuovo raccolto. Il campionato italiano ha bisogno di recuperare società come le due citate, il Torino… squadre che hanno rappresentato la storia calcistica del nostro paese. Ma ha pure bisogno di qualche novità, di qualche nuova meteora in grado di far sognare vecchi e nuovi tifosi. Gianni Gardon Dal Blog PELLEeCALAMAIO http://giannivillegas.splinder.com/

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