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Il nuovo che avanza... piano

Redazione

8 agosto 2011

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Per i nostalgici del calcio è avvilente constatare l’avanzare di nuove realtà regine del mercato, certamente abili sì, ma grazie soprattutto a investitori che col tifo e i colori c’entrano poco o nulla. Americani, sceicchi, russi, arabi, adesso anche i cinesi, si sono issati sulle cime di club europei con la smania di poter primeggiare subito, impadronendosi di un sistema assai in difficoltà, causa la crisi economica che sta colpendo quasi tutti i settori di produzione. E quindi, potendo disporre di fondi che paiono pressoché illimitati, regolano un’attività che era bella anche perché fatta di riti, suggestioni, blasone, oltre che di vittorie e cacce all’ultimo uomo – copertina. Afferrando la preda a colpi di denaro, privano squadre dei loro talenti migliori, quando ancora questi non hanno manifestato che una parte delle loro capacità e lo fanno a scapito spesso e volentieri della professionalità, quella che ti consente di ideare un progetto a lungo termine, di coltivare l’oro che stai piantando in casa con cure giornaliere. Alla resa dei conti però paiono improbabili alcuni club nel tentativo di rivaleggiare con altri ben più abituati a vincere e soffrire (e con loro i rispettivi supporter). Il Manchester City da due anni rivoluziona la propria rosa, ogni volta aumentando il prezzo d’esborso sul mercato, facendo in un certo senso una raccolta delle figurine. Intanto la Community Shield l'hanno vinta i cugini dello United! Fatica pure il Real Madrid a tornare a vincere, nonostante investimenti del medesimo tenore, figuriamoci squadre che non hanno mai vinto nulla. Lo stesso PSG o il Malaga, tra i pochi club ad avere le palanche per acquistare a peso d’oro i cosiddetti fenomeni moderni del calcio (la maggior parte di essi pompati a dismisura da procuratori) riusciranno davvero a invertire la rotta? Dubito fortemente che già nei loro campionati nazionali possano fare il botto (guardate l’imbarazzante esordio dei parigini, sconfitti in casa all’esordio stagionale). Lo stesso Chelsea, che si è fregiato di diversi anni in cui è stato assoluto protagonista delle sessioni di mercato, potendo schierare i migliori giocatori su piazza, ha faticato a diventare "grande". Nonostante in campionato sia arrivato gradualmente alla pari delle big “storiche” (in alcuni casi, sopravanzandole pure), nelle competizioni europee ha raccolto più delusioni che trofei. E sulla testa dei tifosi incombe sempre il pericolo che il generoso Roman Abrahmovic si possa stufare del suo “giocattolo”. Contemporaneamente alla (presunta) ascesa di questi club capitanati da miliardari, improvvisati calciofili, si è assistito da qualche anno a questa parte al declino di alcune storiche grandi a livello mondiale. In Europa il Celtic e l’Ajax, squadre che non rappresentano soltanto una città o una nazione, ma portano dentro di sé una vastissima gamma di valori e di risvolti storici, hanno perso da tempo smalto nei confronti non solo delle big europee ma perdono colpi pure nel proprio campionato. L' esempio più eclatante di nobile decaduta e di ennesimo specchio dei tempi è stata l’inopinata retrocessione del River Plate. Solo il tempo ci potrà dare risposte più concrete sull’evoluzione di queste nuove potenze del calcio… ma quanto ci metteranno per acquisire la gloria e la nobiltà, la stima e il rispetto di tutti gli amanti di questo sport? Gianni Gardon Dal Blog PELLEeCALAMAIO http://giannivillegas.splinder.com/

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