La scorsa settimana eravamo al sorteggio (si fa per dire) milanese dei calendari della serie A e ci siamo trovati a pochi metri dallo show del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis: gli insulti alla Lega, ai colleghi, lo stop intimato a un ragazzo in motorino in mezzo a via Feltre con susseguente fuga inseguito da altri dirigenti e addirittura dal suo stesso autista. Peggio di De Laurentiis hanno fatto gli editorialisti, non necessariamente di media del Nord, con il solito temino sulle buone maniere che però non riservano alle porcherie (con le buone maniere, certo) perpetrate dai propri numerosi azionisti. Il 'dichiarazionismo' estivo del produttore non può invece essere derubricato al rango di macchietta, prima di tutto perchè è una delle poche cose calcistiche vere in questa estate di mister X, blitz inesistenti e giocatori desiderosi solo di garantirsi la pensione e poi perchè De Laurentiis ha già capito l'aria che sta tirando con i tre posti (due diretti più un preliminare) rimasti all'Italia in Champions League. Dire che per Inter e Milan la presenza nella massima competizione mondiale sia vitale è dire poco, non solo per i conti (ci sono pur sempre i nostri sceicchi a ricapitalizzare) ma soprattutto per la capacità di attrarre giocatori di prima fascia. Senza partecipazione alla Champions Ibrahimovic non sarebbe venuto al Milan per alcuna cifra, senza partecipazione alla Champions Sneijder ed Eto'o sarebbero già in Premier League senza tergiversare (e alla fine Sneijder potrebbe andarci comunque), l'assenza da questo torneo è stata la ragione principale delle porte in faccia prese dalla Juventus da un certo tipo di giocatore. E poi la Roma dei presunti 'piottari' (copyright Paolo Di Canio), in attesa del mitico closing, nell'ottica del business non potrà che puntare al massimo: se il marchio non si vede, con tutto il rispetto per l'Europa League, vale di meno. Insomma, cinque grandi o aspiranti tali per due posti e mezzo: senza contare i proclami degli Zamparini della situazione, ai quali forse i Cavani e i Pastore sono stati venduti di nascosto, perchè come ambizioni di questo tipo il resto della serie A semplicemente non esiste. Conclusione: queste cinque aspiranti alla Champions hanno un potenziale economico, mediatico e politico molto diverso fra di loro e De Laurentiis sa che gli incassi di De Sica e Ghini come strumento di pressione valgono meno della proprietà di un giornale nazionale o di una televisione. Così inizia a creare un clima di vittimismo, che in parte può anche essere fondato: lo diranno i fatti. Cresciuti nell'epoca in cui i giornalisti dicevano che non rubava nessuno (torti e ragioni si compensano, chi si ricorda di questa storiella?) siamo arrivati in quella in cui dicono che rubano tutti. Invece c'è chi ruba e chi viene derubato, se c'è una logica (viene in mente la famosa battuta di Beppe Grillo sui socialisti cinesi: ''Se sono tutti socialisti, a chi rubano?''; poi erano in realtà comunisti, ma la battuta all'epoca veniva meglio con i socialisti). Facilissima previsione: quelli post-sorteggio non saranno gli ultimi 'vaffa' della stagione.
Stefano Olivari