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Il fiore all'occhiello di Philadelphia: i Phillies

Redazione

1 agosto 2011

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Attualmente il fiore all'occhiello dello sport della Città dell'Amore Fraterno sono i Phillies di baseball, un eloquente ed entusiasmante esempio di gestione di franchigia professionistica. Il meraviglioso ballpark Citizen Bank Park inaugurato nel 2004 sta vivendo i suoi giorni migliori da almeno cinque anni a questa parte, con il pubblico più caldo, euforico e devoto della Major League, un pubblico che impazzisce per i suoi eroi in biancorosso, portati dal front-office più oculato e pragmatico della MLB ad essere la squadra di gran lunga più forte della stagione 2011 del baseball americano. Due parole per i Phillies, continuità e ricambio, due parole che apparentemente sembrano essere agli antipodi, ma che in realtà sono il vero segreto del team di Charlie Manuel. Dopo praticamente un secolo di anonimato ai massimi livelli di Major League (prima stagione di National League giocata nel 1883, da allora due sconfitte nelle World Series, nel 1915 da parte dei Boston Red Sox e nel 1950 per mano dei New York Yankees, fino alla apparizione ai playoffs del 1976), i Phillies arrivarono finalmente alla massima ribalta vincendo le World Series nel 1980, 4-2 sui Kansas City Royals con una monumentale stagione del grandissimo pitcher Steve Carlton (24 vittorie) e un line up al fulmicotone con Mike Schmidt e un trentanovenne Pete Rose. I Phillies arrivarono alle World Series altre due volte, nel 1983 sconfitti dai Baltimore Orioles dell'Iron Man Cal Ripken Jr., e nel 1993, sconfitti dai fortissimi Toronto Blue Jays di Rickey Henderson, Roberto Alomar (recentemente indotto nella Hall of Fame) e dell'inossidabile Paul Molitor, prima di ripiombare in un altro decennio abbondante di anonimato sul fondo della National League East dominata dagli Atlanta Braves. Nel 2005 arriva la svolta per i Phillies, alle redini della società arriva il GM Pat Gillick (il cui lavoro proseguì con il suo vice Ruben Amaro Jr. nel 2008) e alle redini della squadra il manager Charlie Manuel, conosciuto come specialità della battuta dopo gli entusiasmanti risultati ottenuti come hitting coach con i bombardieri Cleveland Indians. Qui entrano in gioco i due fattori citati in precedenza, ovvero continuità e ricambio. Chase Utley, Shane Victorino, Ryan Howard, Carlos Ruiz, Jimmy Rollins e Cole Hamels, la ossature e lo zoccolo duro dello spogliatoio, sono assieme dal 2006. Continuità. Anno dopo anno sono arrivati grandi campioni e importanti giocatori, a fronte di alcune cessioni necessarie, sono arrivati pezzi grossi della rotazione dei partenti come Roy Halladay, Cliff Lee (quest'ultimo acquistato, ceduto e riacquistato quest'anno dal front office, dopo una spettacolare stagione 2010 ai Texas Rangers) e Roy Oswalt, e giocatori in ruoli chiave come Raul Ibanez e Placido Polanco, a completare un roster, oggi come oggi, praticamente perfetto. Ricambio. I Phillies di questo ciclo hanno vinto le World Series nel 2008 schiantando i Tampa Bay Devil Rays, raggiunto ancora la finale nel 2009 sconfitti dai New York Yankees, vinto il pennant della NL East nel 2010 ma eliminati dai futuri campioni San Francisco Giants, e alla luce dei risultati nella stagione 2011, i Phillies sono i veri favoriti per la vittoria finale in questa stagione.
I tifosi di Philadelphia, per quanto rudi, rumorosi, antisportivi, e simpaticamente disillusi e autoironici, si meriterebbero altre vittorie, da qualcuna delle loro squadre. Staremo a vedere. Daniele Vecchi

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