Gentile e Melli con le peggiori regole

Gentile e Melli con le peggiori regole

Pubblicato il 25 luglio 2011, 11:30

Lo straordinario Europeo Under 20 della nazionale azzurra di Sacripanti, concluso con l'argento dietro a una Spagna con l'oro già scritto in fronte alla vigilia, sembrerebbe spazzare via tutte le considerazioni sui giovani che da noi non hanno spazio e sul basket di una volta che dava spazio agli italiani. Due argomenti evergreen, banali ma che secondo noi continuano a essere fondati anche dopo questa meritata medaglia. E' infatti vero che nella nostra serie A i giovani non hanno spazio, in termini di minuti e di qualità dei minuti stessi: se guardiamo all'ultimo campionato solo le stelle della squadra hanno un impiego decente. Alessandro Gentile ha avuto una media di 18,1 minuti con una Benetton ridimensionata e ancora di più giocherà la prossima stagione (non ha ancora compiuto 19 anni) che sarà necessariamente di transizione in vista del cambio di proprietà. Nicolò Melli fra Milano e Pesaro ha solo sfiorato i 12' di impiego, oltretutto in situazioni mediamente con meno responsabilità di quelle riservate a Gentile. Fra Virtus Bologna e Biella Riccardo Moraschini non è arrivato a 10'. Stiamo parlando dei tre trascinatori, con vari gradi di 'venezianismo' (quello di Gentile è genetico). Poi Polonara ha avuto un minimo spazio a Teramo e Traini a Pesaro, mentre gli altri sette non erano in serie A. Con situazioni paradossali: De Nicolao, il playmaker titolare, giocava in A Dilettanti (traduzione: serie C) a Castelletto Ticino mentre la sua riserva Traini nella massima serie. Imbarazzante il paragone con la Spagna dei Franch, anche considerando fuori concorso la stella del Real Madrid Nikola Mirotic. Insomma, dire che queste regole aiutano la nascita dei talenti grazie a una presunta 'selezione naturale' è darwinismo da treno, ma è vero all'Italia il talento per mettere insieme una grande nazionale alle spalle dei tre NBA non manca. E, per dirla tutta, uno con la personalità di Gentile dovrebbe essere aggregato alla nazionale di Pianigiani fin dall'imminente Europeo in Lituania. Quanto al basket di una volta, al mitico basket di una volta dove gli italiani giocavano, di sicuro esisteva. Ma perché fino alla sentenza Bosman solo due posti per squadra erano destinati agli stranieri. Adesso sono sette, per chi usa il 'due più quattro' (cioè due extra-europei, quattro europei e un italiano di passaporto: inutile precisare che i quattro europei e l'italiano sono tali solo per via di un pezzo di carta molto generoso quando non direttamente farlocco) ed è chiaro il motivo per cui De Nicolao non abbia avuto spazio nemmeno in una Benetton in disarmo. Conclusione: le regole continuano a essere pessime e la programmazione di molti club ha orizzonti di poche settimane, inoltre il livello medio dei giocatori italiani è inferiore a quello di vent'anni fa. Ma per motivi misteriosi al vertice c'è una quantità di talento mai vista nella nostra storia. Che Darwin avesse ragione? Stefano Olivari

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