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In cerca del terzo incomodo

Redazione

22 luglio 2011

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Il titolo mente. Non ci sarà altra squadra all’infuori di Barcellona e Real Madrid nella lotta per il titolo. Ciò però non esaurisce l’interesse: le speranze al di là del duopolio si chiamano Athletic Bilbao e Málaga. Due società che hanno scelto vie assolutamente opposte (i petrodollari per il Málaga; l’”identità” per l’Athletic), ma accomunate da margini di crescita che sembrano i più ampi fra le possibili outsider del campionato. A Málaga, alla struttura già delineata da Pellegrini nel buon finale della scorsa Liga, lo sceicco Al-Thani ha aggiunto investimenti pesanti, e ancora mancherebbe la “ciliegina” (Cazorla?). Circa 36 milioni in uscita per acquistare incognite totali (Buonanotte dal River Plate), parziali (quanto peserà l’età per Van Nistelrooy e Mathijsen?), difensori onestamente sopravvalutati (Sergio Sánchez e Monreal), un fenomeno sempre incompiuto come Joaquín e una certezza come Toulalan (il più caro, 10 milioni, ma ora Pellegrini ha il suo Marcos Senna anche qui). Il più stuzzicante però è il 19enne Isco, per il quale, nonostante i pochi minuti col Valencia in prima squadra, è stata pagata addirittura la clausola di rescissione di 6 milioni. Un rischio relativo, perché il ragazzo incanta per come tratta il pallone e si muove sulla trequarti. Lo vedremo nel Mondiale Under 20 a breve. Una rosa sin troppo affollata, ma a differenza della scorsa stagione coi profili giusti per attuare l’idea di gioco di Pellegrini, il 4-4-2 senza esterni di ruolo e con fitte combinazioni palla a terra. L’Athletic sceglie invece l’identità, non solo per il consueto discorso sulla filosofia del club (rafforzata dall’elezione alla presidenza di Urrutia), ma perché si affida a un tecnico che sull’identità delle proprie squadre è solito lavorare sino a livelli patologici. Marcelo Bielsa dice di aver scelto l’Athletic per la composizione della rosa (giovane e con due alternative per ruolo) e per la politica basata sul settore giovanile che gli ricorda quella del suo Newells’, e che gli permetterà di sbizzarrirsi a dovere, plasmando senza guardare in faccia nessuno. Ha anche messo subito in chiaro le linee-guida del suo progetto: tre punte (Susaeta-Llorente-Muniain), bisogna vedere se in un 4-3-3 o nel “mitico” 3-3-1-3, e “protagonismo con la pelota antes que especulación”. Da qui potrebbe passare il salto di qualità per una squadra il cui potenziale pareva un po’ limitato dal gioco spartano di Caparrós, e che ora aggiunge un fine palleggiatore come Ander Herrera. (a cura di Valentino Tola)

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