Il santino di Facchetti

Il santino di Facchetti

Pubblicato il 13 luglio 2011, 10:22

Milioni di commenti su siti e blog, per tacere degli insulti a chi scrive (qualificano chi insulta, per chi non lo sapesse), dimostrano che discutere di Calciopoli è strutturalmente impossibile. E l'imminente decisione, o più probabilmente non decisione, del Consiglio Federale fornirà argomenti a tutti. In questo senso Moggi ha sicuramente vinto. La strategia del radiato ex direttore generale della Juventus (scelto dagli Agnelli, non diventato direttore generale con un colpo di stato) alla fine impedisce di commentare anche i fatti più evidenti. Prendiamo le telefonate di Facchetti e a Facchetti: se sei juventino sono (nel 90% dei casi) la prova che Facchetti è uguale a Moggi, se sei interista non vengono prese nemmeno in considerazione perchè Facchetti non si può toccare e l'Inter è per definizione pura. Della prima situazione abbiamo scritto mille volte, bravi alcuni collaboratori dell'ex re del mercato (ma dove trovano tutto il tempo per scrivere su certi siti spazzatura, visto che asseriscono di avere un lavoro?) a trasformare un processo in una questione di tifo. Della seconda meno, perché la relazione di Palazzi è arrivata con 5 anni di ritardo e noi abbiamo un accesso a certe fonti più difficoltoso rispetto a quello di un magistrato o di un avvocato delle parti (i famosi scoop di cronaca giudiziaria altro non sono che veline dell'accusa o della difesa). Rimedieremo. Sul piano culturale non si può partire però dal presupposto che quello che ha fatto o detto Facchetti in vita sua sia da esaltare a prescindere, come fanno Moratti e molti interisti. Lo si è visto anche nel ritiro di Pinzolo, con magliette, striscioni e cori che partendo dall'idea di rendergli onore hanno involontariamente posto lo scomparso campione sullo stesso piano di Moggi. Così: atti di fede dovuti al tifo, come se i colori di una maglia distribuissero patenti di onestà (in realtà sulla 'diversità' di una tifoseria rispetto all'altra ci campiamo un po' tutti). Quando invece è proprio dall'entrare nel merito che sarebbe emersa la differenza di colpe fra Facchetti e Moggi. Insomma, non c'è nessuno di indiscutibile ed è dall'analisi dei fatti e delle parole (anche dei morti) che si possono mettere le persone su piani diversi. Totò Riina non ha fatto male alla società italiana quanto un ladro di auto. Però non è che il ladro di auto non possa essere discusso ed essere morti non è un'attenuante. Meglio mille Facchetti di un Moggi, basta leggere la telefonata 'allenante' della Fazi a Bergamo per intuirlo, ma senza tabù o dogmi indiscutibili. Siamo condannati, ma ne siamo felici, ad essere d'accordo con Zeman. Stefano Olivari

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