Quando giocavano nella cantera del Barcellona gareggiavano nel numero di iperboli ricevuti. Discutere su chi tra loro due fosse il più forte era come interrogarsi sul sesso degli angeli. Poi è arrivato il momento più delicato, quello del passaggio definitivo nell’età adulta del calcio. Dove non si gioca più solamente contro i coetanei, la pressione si decuplica e alle proprie spalle spuntano già i nuovi fenomeni del domani. Una giungla nella quale il talento, se non adeguatamente coltivato e incanalato, rischia di perdersi in mille rivoli. Così di quel duo tanto promettete è accaduto che Lionel Messi diventasse, appunto, Messi, mentre Giovani Dos Santos, cinque maglie cambiate dal 2008 a oggi, solamente l’ennesimo campione di promesse non mantenute.
Eppure al più grande calciatore del pianeta è rimasto qualcosa da invidiare a questo campioncino messicano fresco della conquista della Gold Cup, alla quale ha contributo con una rete da urlo in finale: la capacità di impatto in nazionale. La sinergia tra Dos Santos e il Messico è tale da poter tranquillamente affermare che, da quando ha lasciato Barcellona, il talento del giocatore si sia manifestato pressoché unicamente con la Verde. Un po’ lo stesso discorso di Lukas Podolski, rendimento mediocre in Bundesliga, ottimo con la Germania.
Schierato come seconda punta vicino a “Chicharito” Hernandez, nella Gold Cup Giovani Dos Santos è stato protagonista dell’ennesima risurrezione, dopo il già discreto Mondiale sudafricano della scorsa estate. La rete del 4-2 che ha definitivamente affossato le velleità di rimonta degli Stati Uniti nella finale alla Rose Bowl Arena di Pasadena, è un gioiellino di tecnica, freddezza e personalità da custodire con cura. Una prodezza utile anche per ricostruirsi, a 22 anni, una carriera europea mai decollata.
Nel 2008 il Tottenham aveva acquistato Dos Santos dal Barcellona per 6 milioni di euro senza chiedersi per quale motivo i blaugurana, sfornato l’ennesimo potenziale campioncino, volevano liberarsene addirittura a titolo definitivo. Risultato? Una cocente delusione. Poi sono arrivati due prestiti non particolarmente proficui, prima all’Ipswich Town e quindi al Galatasaray, preludio di un ritorno al White Heart Line in tono ancora minore. Nella scorsa stagione il tecnico degli Spurs Harry Redknapp ha infatti concesso a Dos Santos solamente tre spezzoni di partita (da subentrato) prima di dirottarlo nuovamente in prestito, questa volta in Spagna al Racing Santander. Niente per cui strapparsi i capelli.
Dopo la Gold Cup Dos Santos è volato in Argentina per la Copa America. Purtroppo la affronterà con una nazionale poco competitiva, priva di numerosi big (Hernandez in primis) e composta in larga parte da under-23. Ma non è detto che per questo Dr. Jekyll e Mr. Hyde del pallone ciò rappresenti uno svantaggio. Rispetto all’ex compagno Messi, a lui nessuno chiede niente in questa competizione che nemmeno gli appartiene.