Attilio Tesser, in Serie A col Novara malgrado tutto

Attilio Tesser, in Serie A col Novara malgrado tutto

Pubblicato il 16 giugno 2011, 15:02

Uccisero il calcio. Lo resuscitarono. Poi lo uccisero ancora, con Calciopoli e i suoi pugnali. Lo riportarono in vita offrendo al cielo un agnello, la Coppa del Mondo. L’altare: a Berlino. Ma non era abbastanza ed è accaduto di nuovo: chi o cosa salverà il calcio italiano questa volta? Mentre si fa luce sull’ultima inchiesta calcioscommesse, viene da pensare che la promozione in serie A del Novara di Attilio Tesser sia un segno benevolo mandato dagli déi del pallone sulla terra. Come a dire: una speranza c‘è, seguitela.   E’ strano la debba incarnare proprio lui, Tesser. Prima di Novara aveva collezionato esoneri come le multe per divieto di sosta: smamma, parcheggiato qui non ci puoi stare. Con agghiacciante sincerità disse in un’intervista: “Io non sogno mai”. Forse perché mai gli è stato concesso di farlo. Nel 2005 firma per il Cagliari. Disfa la valigia, ma dopo la prima giornata di campionato la rifà sgridato da Cellino. Insieme alle camicie vi ripone dentro le ambizioni un po‘ stropicciate. Impara a incassare, a “guardare solo avanti”. Poi viene ingaggiato dall’Ascoli e torna ad essere l’ottimista-pragmatico di un tempo: “E‘ la seconda possibilità. Cercherò di giocarmela al meglio”. Peccato resista solo undici turni. Sarà che il suo concetto di gioco viene ispirato dai totalitarismi organizzati di Cruyff e Sacchi, complicati da riproporre quando di fenomeni ne hai uno su undici. Sarà che Tesser non fa rima con yesman e prima dei compromessi vengono “i valori umani”. Rarità di questi tempi, ammettiamolo. A Mantova non regge l’eredità lasciata da De Carlo e viene allontanato per la terza volta in carriera. La quarta si consuma a Padova, dopo cinque turni. C’è qualcosa di circolare nella vita di Tesser. Gli annunci ai tg regionali ogni volta che firma un accordo. Le presentazioni eleganti, con la cravatta. I buoni propositi. E poi, le cacciate lampo, qualcuna senza spiegazione. Trova nella sua solitudine il rimedio per fortificarsi. Nel 2009 qualcosa cambia. Il magnate delle cliniche private Massimo De Salvo gli offre la panchina del Novara, in Lega Pro. Tesser ringrazia conquistando la promozione. Dopo, in serie B, parte forte. Vince. Qualche volta stravince, persino. Dopo la pausa natalizia l’incantesimo si spezza e i risultati calano vistosamente: oh no, di nuovo? Questa volta, però, la società non fa drammi e lo aspetta senza prendere in considerazione l’eventualità di un esonero. Arriva ai play-off, che vince col Padova, e riporta il Novara nella massima serie dopo 55 anni. Intanto, Scommessopoli già riempie le pagine dei giornali. E’ il caos. Oltre gli scandali, al di là dei parricidi commessi dai figli del football, al largo del mare di partite vendute a perdere si intravede una piccola zattera. Il Novara di Tesser naviga a vista, senza una bussola, seguendo la luminosa stella polare. Sperando che la tempesta sia passata. E le nubi nel cielo del calcio si diradino in fretta.   Giorgio Burreddu

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