Leonardo non ha ancora firmato con il Paris Saint Germain, mentre scriviamo queste righe. E' probabile, ma non sicuro, che lo faccia. Seguendo la sua vera vocazione, quella del dirigente che si presenta bene, oltre che soldi (5 milioni di euro lordi a stagione) non tanto diversi da quelli che gli dava Moratti e che avrebbe preso con facilità facendo il c.t. per qualche emirato (di fatto è arabo anche il PSG, vista la proprietà). Leonardo non ha ancora firmato, dicevamo, che già si è mossa la macchina mediatica che vede nelle proprietà dei club l'unico tabù da non infrangere. In sintesi: Leonardo ha tradito il Milan e adesso tradisce l'Inter, così inseguendo gli istinti peggiori del popolo bue ex aspiranti scrittori tirano fuori dai loro computer la peggiore retorica delle bandiere e del senso di appartenenza. Quando Berlusconi non voleva vederlo nemmeno dipinto, il poco servile Leonardo, e Moratti aveva già iniziato a cucinarlo nel già visto (Ottavio Bianchi, Simoni, Lippi, Cuper) fuoco lento della riconferma senza entusiasmo e fra mezze frasi buttate lì ad arte. Però se è la società a non avere bisogno di te, o a esonerarti con un contratto in essere, va tutto bene. Mentre se sei tu a volertene andare, chiedendo (perché non lo si può pretendere) la rescissione del contratto, allora sei uno sporco traditore. Le belle penne nerazzurre, ancora frastornate dal passaggio da cantori della sfiga a cantori di trionfi, non possono esibirsi nel loro numero più collaudato, cioè dire che Moratti ha ragione. Non ha ragione e non ha torto, Moratti, in questo caso specifico c'entra davvero poco anche se è il primo ad esultare (dentro di sè) perché andandosene il brasiliano di mondo gli ha risolto un problema. Incredibile: un lavoratore ha deciso con la sua testa del proprio futuro. Adesso ci mettiamo l'elmetto per resistere al diluvio di pezzi anti-Leonardo, ormai lontano e poco portato alla querela, contrapposto a presunti (e sedicenti) uomini veri. Ve li meritate, Gattuso e Materazzi.
Stefano Olivari
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