Abbiamo letto così tante definizioni di 'nuovo Guardiola', a proposito di Luis Enrique Martinez, che quasi ci crediamo. Ma per il momento l'unica analogia fra i due, come allenatori, è quella di essere stati catapultati dalla guida del Barcelona Atletic (adesso tornato Barcelona B, dopo una serie di cambi di denominazione), la squadra riserve dei catalani che gioca in Segunda Division, a quella di un grande club pieno di pressioni e di tifosi con grandi pretese. La principale differenza è che nel 2008 il Guardiola originale entrò nella fossa dei leoni sì, ma in un ambiente che conosceva perfettamente e che aveva già vinto tanto anche senza di lui in panchina, mentre Luis Enrique dovrà dimostrare tutto in una città per lui nuova e in un club dove al momento al proprietà (?) non appare presentissima. Con aspettative enormi, non certo di scudetto ma di rilancio sicuramente sì. Insomma, un esordiente a caro prezzo (1,6 milioni all'anno per due stagioni per lui più 1,1 per lo staff di cui fa parte anche Ivan De La Pena) non sembra il massimo per tenere in pugno una situazione che nel recente passato è sfuggita di mano anche a gente esperta come Ranieri. Tutto questo al di là delle considerazioni sul calciomercato di soli partenti e sui possibili sviluppi dello scandalo scommesse. Sarà un'estata strana, per dirla come gli Zero Assoluto, a meno che il mitico 'progetto' non sia soltanto di tipo immobiliare e che un allenatore giovane, che si senta in un certo senso miracolato, sia stato preso solo per mettere la faccia davanti a decisioni prese da altri.
Stefano Olivari
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