1. L'addio al calcio di Ronaldo, dato ieri sera contro la Romania, è stato abbastanza penoso e ingiusto per quello che Ronaldo ha rappresentato nel mondo. Va detto che nessuno l'ha costretto a quel quarto d'ora, in cui i compagni hanno tentato in tutti i modi di farlo segnare mentre tutti i rumeni tranne il portiere si scansavano: per fortuna di lui rimarranno i gol e la sensazione di immortalità che al suo meglio è riuscito a dare. Scatti come i suoi si vedranno magari su una pista di atletica, ma non più su un campo da calcio: da sottolineare che i test in ognuna delle squadre in cui ha giocato evidenziavano che andava più veloce con la palla fra i piedi che senza...Al contrario di molti campioni non ha la minima intenzione di allenare, quanto al mitico 'rimanere nell'ambiente' nel suo caso sarà limitato all'essere uomo immagine di se stesso o ambasciatore (pay o free, a seconda della causa) di qualche cosa. Nel mondo del calcio ha sempre avuto pochi amici, anche fra i compagni e anche in Brasile. Un alieno in un mondo di trucchetti, compromessi e ruffiani che baciano, magari anche solo metaforicamente, la maglia. La sua grandezza sta anche in questo. Senza maglia e senza bandiera, di tutti. Alla Baggio, paragone facile ma non per questo meno vero.
2. Chiunque segua il calcio ha la sensazione che metà delle partite da marzo in poi sia sospetto, ma lo dice al bar. Al limite lo scrive sui giornali o lo dice in qualche televisione locale, che del bar è una replica abbastanza fedele. Non si può però fare come il procuratore Di Martino, che ha affermato di avere ''la sensazione che ci siano gare truccate in serie A. Non c'entrano tanto le scommesse, sono accordi presi dalle società per loro convenienza. Ripeto, è solo una sensazione, per ora non ho le prove''. Ecco, lo scandalo nello scandalo è che un magistrato parli in questo modo. Così facendo Di Martino ha dato l'impressione di essere il solito magistrato di provincia che perde la testa per la notorietà appena vede venti telecamere invece del solito rassegnato corrispondente di 25 giornali diversi. Non c'è dubbio che qualsiasi indagine vada sostenuta mediaticamente, con il metodo 'un nome oggi, un altro domani', ma fare accuse così generiche significa mettere sullo stesso piano gli onesti e i disonesti. Essere citati da un delinquente in una conversazione è diverso dall'essere un delinquente, almeno per la giustizia ordinaria. Quella sportiva ha invece altri binari, anche se con Calciopoli l'asticella è stata alzata. Il fatto che Milan, Lazio e Fiorentina non siano andate in B nonostante dirigenti condannati con sentenza (sportiva) definitiva rende abbastanza difficile far retrocedere una squadra perché un suo calciatore è stato citato da terzi in una telefonata: a meno che un centrocampista abbia più potere decisionale di un amministratore delegato.
3. Fra le mille partite citate nelle intercettazioni c'è Napoli-Parma del 2009-10, che offre uno spaccato perfetto dell'ambiente che circonda la maggior parte dei club. Anche di quelli ambiziosi, che pagano gli stipendi con puntualità. Il problema non è che a bordocampo al San Paolo ci fosse il figlio di un boss, fra l'altro al momento nemmeno ricercato, ma che a bordo campo al San Paolo e in almeno metà dei campi della serie A ci sia di tutto. Nella maggior parte dei casi amici degli amici che vogliono vivere la partita a pochi metri di distanza, in altri ultras o personaggi poco raccomandabili che hanno con i calciatori e i club rapporti di vicinanza e di affari. Basta vedere in quanti esultano dopo un gol della squadra di casa, fra finti fotografi e gente che nemmeno finge di avere un ruolo mentre il tifoso medio deve essere Mark Zuckerberg per riuscire a entrare in certi siti e a prestare la sua tessera a un amico. Stando ai calciatori delle squadre ospiti in questo senso il peggior campo della serie A, quello dove tutti vanno malvolentieri, non è Napoli ma Catania. Fra minacce, più o meno velate di chi è a un metro dalle panchine, e quantità di persone senza un'attività chiara da svolgere. A nostra richiesta, un popolare portiere si è rifiutato di metterci la faccia e denunciare la situazione: ''L'anno prossimo purtroppo ci devo tornare''. Ecco, in questo caso club, federazione e Lega non devono aspettare gli atti. Potrebbero rimediare fin da domani, se volessero.
Stefano Olivari
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