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Napoli-Parma e gli orologi di Maradona

Redazione

08.06.2011 ( Aggiornata il 08.06.2011 09:57 )

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Che ci faceva Antonio Lo Russo a bordo campo mentre il Napoli giocava, e perdeva, una delle partite più importanti della stagione 2009-2010? Come ha ottenuto il pass? La foto del figlio del boss di Secondigliano, ritratto sul prato dello stadio di Fuorigrotta durante l’incontro vinto dal Parma 2-3, conferma l’indiscrezione rivelata da una fonte confidenziale citata dai carabinieri nell’informativa trasmessa un anno fa alla Procura federale. E apre nuovi interrogativi su quell’incontro. Inevitabile la rilettura dell’episodio da parte dei magistrati. È vero, come spiega il procuratore Giandomenico Lepore, che la presenza del figlio del “Capitone” non costituisce, in astratto, reato. Il 10 aprile 2010 Antonio Lo Russo era un libero cittadino e lo sarebbe rimasto fino al 5 maggio successivo, quando venne firmata l’ordinanza che lo costringe tuttora alla latitanza. Ma parlando di quella partita il confidente aveva indicato anche un altro episodio sospetto: il flusso anomalo di puntate registrato nella periferia Nord quando, nell’intervallo della gara terminato con gli azzurri in vantaggio per 1-0, si impennarono le giocate sulla sconfitta del Napoli. Non abbastanza per ipotizzare, in quella fase, illeciti penali né sportivi data anche la natura “confidenziale” delle notizie. Il riscontro rappresentato dalla foto impone però ulteriori accertamenti. «Mi meraviglio che il Napoli permetta a certa gente di stare a bordo campo — scuote il capo il sindaco Luigi de Magistris — il calcio deve cambiare, ci sono troppi soldi che girano attorno a quel mondo». (...) La passione della famiglia Lo Russo per il mondo del pallone parte da lontano. Il padre di Antonio Lo Russo, Salvatore, ex capoclan di Secondigliano, detenuto in regime di massima sicurezza dal 2007, è da alcuni mesi collaboratore di giustizia. Interrogato il 20 ottobre 2010 dai pm Sergio Amato ed Enrica Pascandolo, ha confermato di essersi occupato «sin dagli anni ‘80» di scommesse calcistiche. E ha ammesso di aver cercato di condizionare gli esiti delle partite ma «solo negli anni ‘80, quando scoppiò il cosiddetto calcio scommesse, fatto per il quale mi fu notificato l’ordine di carcerazione da Torino». Negli anni successivi, assicura Salvatore Lo Russo, «ho conosciuto calciatori ma non li ho mai coinvolti in nulla. Diventai molto amico di Maradona, frequentava spesso casa mia ma solo perché diceva di trovarsi bene in mia compagnia». Il Pibe chiese l’intervento del boss dopo aver subito il furto di una ventina di orologi e del Pallone d’Oro vinto dopo il Mondiale del 1986. «Gli feci recuperare gli orologi, mentre non fui possibile con il Pallone d’Oro già sciolto». Ma fra gli oggetti restituiti c’era anche un orologio che non apparteneva a Maradona. E Diego, racconta il pentito, «lo restituì». (...) Fonte: articolo di Dario Del Porto su Repubblica, link alla versione integrale del pezzo

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