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Redazione

07.06.2011 ( Aggiornata il 07.06.2011 10:51 )

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(...) Giocatori, scommesse, partite truccate: nel 1980 come oggi. Ma allora c'erano i "picchettari" (spesso collusi con la malavita organizzata), che movimentavano cifre importanti, ma non stratosferiche. Oggi il movimento "legale" delle scommesse sportive (oltre il 90% delle quali vengono effettuate sul calcio) tocca i 4 miliardi e mezzo di euro (il totale del 2010), a cui vanno aggiunti, si stima, altri 2 miliardi e mezzo di scommesse "illegali". Scommesse illegali? Certo, in Italia non ci facciamo mancare nulla: la legge che regola le scommesse nel nostro Paese è assai restrittiva, ma ha qualche "buco". Semplifichiamo: chi non ha la licenza assegnata dai Monopoli di Stato, è fuorilegge. Solo che i bookmakers "fuorilegge", invocando alcune sentenze più "liberiste" dell'Unione Europea, operano lo stesso, da "clandestini". Se questo già complica la situazione per le agenzie "fisiche" (quelle in cui si va a giocare di persona), nel campo delle scommesse effettuate su Internet (una bella fetta del mercato, stimabile intorno al 40% del totale), l'illegalità è la regola. I siti "non autorizzati" (quasi sempre di proprietà di bookmakers stranieri) sono tantissimi e proprio per la loro minore "tracciabilità" sono molto spesso utilizzati dai calciatori-scommettitori. L'Eldorado dei siti illegali è in Asia. Torniamo allo scandalo dei giorni nostri: che le scommesse stiano minando la credibilità del calcio, anche più di quanto emerga dall'inchiesta di Cremona, è fuori di dubbio per qualsiasi addetto ai lavori che non abbia gli occhi bendati. Anche perché si è a mano a mano mischiato con un altro malcostume del calcio: quello dello "scambio di favori".È notorio, infatti, che nelle ultime giornate di campionato, ormai da decenni, le squadre più "motivate" (per ragioni di classifica) abbiano molto spesso la meglio anche su avversarie sulla carta molto più forti. Si potrebbero fare decine e decine di esempi: tanto che le quote dei bookmakers a un certo punto della stagione (si comincia sempre prima: quest'anno il fenomeno ha riguardato gli ultimi sette-otto turni di serie A e B) "impazziscono": vittorie che dovrebbero essere pagate 5 o 6 volte la posta, sono quotate 1.30; pareggi che in genere valgono più o meno 3 volte la posta, si trovano a 1.40-1.50. I calciatori-scommettitori uniscono l'utile al dilettevole: combinano il risultato per "ragioni sportive" e in più ci scommettono sopra. Le partite "chiacchierate" del 2011 che potrebbero far parte di questa categoria sono Chievo-Sampdoria 0-0 e Brescia-Bologna 3-1. In entrambi i casi i bookmakers (non solo italiani) avevano sospeso l'accettazione delle puntate rispettivamente sul segno X e sul segno 1, che poi si sono verificati. Anzi, per Brescia-Bologna si sospetta addirittura che le giocate riguardassero il risultato esatto di 3-1. Ma che cosa ha permesso il dilagare di questo malcostume? In primo luogo, almeno in Italia, un diffuso senso di impunità, cioè la quasi certezza di non essere scoperti, oppure (ancor peggio) la quasi certezza di passarla liscia anche se scoperti. Dal 1998 a oggi sono stati innumerevoli i casi in cui si è sospettato che le scommesse potessero aver influenzato il risultato di una partita, ma le indagini sono state poche e le condanne pochissime, e quasi sempre lievi.Il primo piccolo-grande scandalo che ha riguardato un match italiano nell'era "post-legalizzazione" risale al 2000: per l'anonima partita di coppa Italia Atalanta-Pistoiese viene registrata un'incredibile quantità di puntate, pari a un miliardo delle vecchie lire, sullo stesso, particolarissimo (e in genere poco giocato) esito: 1 primo tempo, X finale. Dall'indagine sportiva emerge che alcuni calciatori delle due squadre si sono accordati per quel risultato. Tra questi, Cristiano Doni (uno dei protagonisti dello scandalo attuale), che sarà peraltro assolto già in primo grado. Altri calciatori, invece, vengono condannati (a un anno di squalifica) in primo grado e assolti in appello. Con grande sorpresa generale, visto che le indagini avevano chiaramente evidenziato che i calciatori incriminati avevano chiamato al telefono amici e parenti per invitarli a puntare sul risultato "taroccato".Nove anni dopo, il direttore sportivo dell'Atalanta dell'epoca, Randazzo, ha detto la sua sull'argomento in un libro autobiografico: "Io, in tutta chiarezza, ho il grandissimo dubbio che l'illecito sia stato commesso e, aggiungo, che sia stato commesso con il coinvolgimento dei giocatori e, forse, degli stessi allenatori delle due squadre. È un dubbio che mi porto dietro e che nessuna sentenza, rispettabilissima ed enunciata da grandi giuristi, riuscirà a rimuovere". Forse non tutti sanno che... uno dei calciatori prima condannati e poi assolti (giocava nella Pistoiese) è Allegri, l'allenatore del Milan campione d'Italia.In questi anni, di casi come quello di Atalanta-Pistoiese, ce ne sono stati tanti, e quasi tutti sono finiti nel nulla. Altro esempio: svariati calciatori, per lo più dell'Udinese, sono stati coinvolti nel 2005 in uno "scandaletto" sempre legato alle scommesse. La condanna sportiva più alta è ammontata a cinque mesi di squalifica, toccati, guarda caso, a Sommese, anche lui nuovamente coinvolto nell'inchiesta di Cremona. D'altra parte, anche Bettarini era già stato squalificato in modo lieve. Quando entri in un certo "giro", pare che sia davvero difficile uscirne. A forza di insabbiare, il bubbone si è ingrossato a dismisura. Nelle serie minori (dalla Lega Pro in giù), come riportato da una puntuale inchiesta pubblicata in questi mesi dalla "Gazzetta dello Sport", il malaffare impera: con le scommesse si finanzia tutto il "giocattolo", perché di soldi "puliti", in giro, ce ne sono pochissimi.Le proprietà di intere squadre sono nelle mani di mafia, camorra o ‘ndrangheta, che nelle scommesse hanno trovato un'irripetibile occasione di riciclaggio. I calciatori, che spesso non vengono pagati dai loro club di appartenenza, nelle migliore delle ipotesi, "arrotondano" scommettendo; nella peggiore, sono dei burattini nelle mani della criminalità organizzata, perché oberati dai debiti. A livelli più alti, non è che le cose stiano meglio. Nell'ultimo anno e mezzo sono state tante, troppe, le partite di serie B e di serie A che hanno dato adito a sospetti e che hanno costretto i bookmakers a sospendere il gioco per un eccesso di puntate su un determinato risultato. Abete, presidente della Figc, ha appena rimandato al mittente le accuse (formulate da Ughi, presidente della più grande società di scommesse italiana, la Snai) di non aver indagato nonostante le ripetute segnalazioni. Viene allora da chiedere ad Abete: è stata mai fatta un'inchiesta su Gallipoli-Grosseto (serie B, stagione 2009-2010), finita 2-2 dopo che era stato registrato un eccesso di puntate proprio sul "risultato esatto" di 2-2? È stata mai fatta un'indagine su Chievo-Catania (serie A, sempre della stagione scorsa), finita in pareggio (1-1) dopo che milioni di sterline erano stati puntati sul segno X su alcuni siti inglesi (oltremanica l'hanno chiamato "The Italian Job").È stata mai fatta un'indagine su AlbinoLeffe-Piacenza (della stagione in corso), finita 3-3, dopo che su tutti i siti di scommesse on line del mondo, già da un paio di giorni prima della partita, si era diffusa la voce (con conseguente tracollo delle quote di riferimento) che il match sarebbe finito pari e con tanti gol segnati? L'elenco potrebbe continuare e in gran parte coincide con quello reso pubblico nei giorni scorsi dalla magistratura (la Figc, come al solito, si è mossa dopo). Lo stesso Abete ha pensato bene di aggiungere: "Eh, ma alcune partite sospette che ci erano state segnalate non sono poi terminate con il risultato previsto". Povera "anima candida". Proprio in quello sta l'abilità dei "taroccatori" di professione: 9 partite su 10 finiscono come "previsto", la decima (che magari è "saltata" perché alla fine non si è trovato l'accordo tra i giocatori, oppure perché qualcuno ha millantato contatti non avvenuti, come pare sia successo per Inter-Lecce) fa sì che qualcuno abbia pure la faccia tost a di dire: "Avete visto? Tanto rumore per nulla. Il calcio è pulito".Ma c'è ancora da spiegare l'ultima frontiera del "tarocco", quella più diffusa a livello internazionale (il fenomeno delle partite combinate non riguarda solo l'Italia, anzi): il gioco "live". Il tragicomico caso dell'amichevole Nigeria-Argentina, roba di pochi giorni fa, spiega tutto: sul 4-0 per gli africani l'arbitro del Niger Chaibou (già sotto inchiesta per un'altra amichevole-barzelletta: un Bahrein-Togo, in cui il Togo non era quello "vero", ma un manipolo di figuranti assoldato per far finire la partita 3-0) ha pensato bene di dare cinque minuti di recupero (troppi, per un'amichevole), poi, non contento, ha prolungato il recupero di altri tre minuti (!) per assegnare, al 98', un rigore inesistente all'Argentina. La Fifa sta indagando: il traffico di scommesse "live" sulla partita ha infatti fatto registrare un flusso anonimo di puntate sul "quinto gol della partita" (finita in effetti 4-1), che non ci sarebbe mai stato se l'arbitro non ne avesse combinate di tutti i colori. (...) Fonte: Dagospia, link alla versione completa dell'articolo

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