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Carlo Petrini: Nessuno pagherà per lo scandalo

Redazione

03.06.2011 ( Aggiornata il 03.06.2011 16:03 )

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Raggiungo al telefono Carlo Petrini. Lo chiamo per avere un punto di vista diverso sullo scandalo di questi giorni, di uno che nel Fango del Dio pallone c’è finito trent’anni fa e che lo ha raccontato meglio di tutti, in un libro che ha fatto epoca. Un testo che riletto ora, in queste giornate di arresti e interrogatori, conferma come nulla sia cambiato nel calcio. «Che devo dirti, caro Matteo? I calciatori non si correggono mai. Ma questi sono addirittura più sprovveduti di noi dell’80. Allora i soldi li facemmo arrivare a Bologna in una valigia, senza dirlo al telefono, stavolta si sono scambiati tutte le informazioni al telefono. Mezzo mondo è intercettato e loro parlavano allegramente di partite comprate e vendute. Davvero quando sei un calciatore famoso ti senti impunito, che tutto sia concesso». Evidentemente è così, forse non può cambiare. È una sensazione che provò anche il peccatore Petrini, il Grande Peccatore del nostro calcio, un Bukowski de noaltri. Malgrado un tumore alla testa («Mi hanno appena trovato un’altra metastasi» mi annuncia), non ha però perso lucidità e sincerità. Schietto fino alla crudeltà: «Non mi stupisco di Signori, so che giocava da anni. Fa solo più notizia di altri. Perché anche tra chi sbaglia ci sono verità diverse: quella del calciatore di Serie A e quella dello sfigato di Lega Pro. Credimi, Matteo, la corruzione non c’è modo di fermarla. Le scommesse ci saranno sempre, le partite saranno vendute anche domani. Quelli come me ci saranno sempre». Tu hai pagato, penso. Mezzo cieco, ammalato, espulso da tutto l’ambiente. Un abietto. «Hai ragione, su questo. Io, noi abbiamo pagato. Quelli degli Anni 80 sono stati gli ultimi calciatori colpevoli. A quelli di oggi non fanno mai nulla. Gli danno 4 o 6 mesi, mica 5 anni come succedeva allora. E glieli danno da scontare in estate, così a settembre tornano in campo. Vedrai che anche stavolta non succederà nulla e si tornerà a scommettere». Ciao Carlo. «Ciao Matteo».

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