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Beppe Signori, scommesse e scandali

Redazione

01.06.2011 ( Aggiornata il 01.06.2011 18:21 )

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Il grande nome dell'ultima inchiesta sul calcioscommesse è lui, Beppe Signori, da stamani sulle prime pagine dei siti internet italiani e dei telegiornali. Un passato da grande protagonista sui palcoscenici della Serie A e della Nazionale, dove rimane storica la sua rinuncia alla finale di Pasadena, anno 1994, per non giocare nel ruolo impostogli da Arrigo Sacchi. Un bomber formidabile, 188 gol segnati in Serie A, cresciuto alla corte di Zeman e diventato per tre volte capocannoniere della massima categoria con la Lazio. Per lui, il popolo biancazzurro scese in piazza al fine di impedirne il trasferimento - già concluso - al Parma di Tanzi. Fa effetto vederlo oggi fuori dalla Questura di Bologna, dove ha la residenza (via Cesare Battisti) costretto a ripararsi dai flash dei fotografi e dalle telecamere. O i suoi sodali di Bologna in un'intercettazione con Marco Paoloni, reo di non avere procurato il risultato prefissato. «Poi veramente la gente ti viene a sparare..ti faccio vedere io che fine fai… vengo io a casa tua… i soldi a me velocemente…i 13mila euro se no stasera sono a casa tua…vai dove ca..o..devi andare ..dagli usurai…vatti ad ammazzare ma portami i 13mila euro”. Una pagina squallida di un attaccante cresciuto nelle giovanili dell'Inter e scartato quasi subito. Signori comincia così il suo girovagare in squadre che militano nelle serie inferiori (Leffe, Piacenza, Trento) senza mai trovare la via del gol in maniera continua. La svolta arriva con l'approdo a Foggia, sotto la guida di Zeman esplode in maniera fragorosa segnando 36 gol in tre stagioni che contribuiscono a portare la squadra Pugliese in serie A. Nel 1992 viene ceduto alla Lazio, dove diventa presto il beniamino dei tifosi, conquistando per ben dtre volte la classifica cannonieri. Nel 1995 l'allora presidente biancoazzurro lo cede al Parma, ma il popolo Laziale insorge e con una incredibile manifestazione per le strade di Roma, fa naufragare l'affare. Con l'avvento di Eriksson sulla panchina della Lazio, nel 1997, gli spazi per Beppegol si riducono sempre di più al punto che a gennaio del 1998 passa alla Sampdoria. Una meteora. Ma un brutto infortunio alla schiena non gli permette di ritrovarsi. Qualcuno parlerà di un rapporto troppo stretto anche con Bacco. il riscatto avviene però a Bologna, dove, come d'incanto, Beppe ritrova gol e consensi popolari. Al punto che un tifoso è corso ad abbracciarlo ancora stamani davanti alla questura di Bologna. Nel 1998 trascina la squadra rossoblùa alla quasi finale di Coppa Uefa, negatagli solo da un rigore scandaloso concesso a due minuti dalla fine al Marsiglia. Beppegol segna ed è amatissimo. Sei stagioni incredibili lo eleggono idolo incontrastato della città, lui ricambia giurando di non indossare mai più nessuna altra maglia in Italia (cosa che non aveva fatto Roberto Baggio, passato all'Inter dopo una stagione in Emilia). Infatti chiude la carriera in Grecia all'Iraklis e l'anno sucessivo in Ungheria al Sopron. Da lì inizia il momento più difficile. Una breve esperienza a Terni nei panni di manager, quindi il corso per allenatori a Coverciano, qualche comparsata televisiva. Ma soprattutto un gruppo di amici ambiguo, che certamente non lo ha aiutato a trovare la collocazione giusta. Le frequentazioni, riprese dalle telecamere della polizia nel corso delle indagini, ci restituiscono un Signori ben diverso da quello amatissimo dai suoi tifosi. forse colpito dalla noia che spesso insegue i calciatori nel dopo carriera. Tutta l'Italia da oggi all'alba parla di lui, purtroppo non per le sue reti.

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