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La mano di Alex Ferguson

Redazione

24 maggio 2011

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I premi dati dai colleghi hanno un valore speciale, per questo alla vigilia della sua terza finale di Champions League in quattro stagioni Alex Ferguson ha apprezzato il premio di manager dell'anno consegnatogli da Howard Wilkinson. Per l'elenco delle vittorie sulla panchina del Manchester United (anche se a noi è rimasto nel cuore l'Aberdeen che nel 1983 vinse la Coppa della Coppe) basta andare su Wikipedia, più importante è secondo noi notare che in 25 anni nello stesso posto Ferguson ha avuto anche diverse stagioni negative e non sempre ha speso bene i budget messigli a disposizione. Però la continuità data dalla guida di una persona intelligente vale di più, per una società, della stagione di gloria di un fenomeno. Stupisce quindi che tutti questi dirigenti con il master in qualcosa non capiscano che un progetto vale spesso più dei nomi. Mourinho non ha conoscenze tattiche superiori ad Allegri, che a sua volta non conosce il calcio meglio di Lerda. Se poi sei bravo e credono anche in te, come nel caso di Ferguson, è davvero il massimo. La permanenza di Mazzarri a Napoli viene descritta come una grande sorpresa, perché fino a qualche settimana fa Marotta era convinto di poterlo portare alla Juventus a dispetto di un contratto ancora in essere con la società di De Laurentiis. Eppure ha una sua logica stringente, al di là dei rapporti umani e dei mitici 'adeguamenti'. Meglio giocare la Champions League con una squadra che ha almeno tre campioni e promette di comprane un altro o vedere l'Europa in tivù con una squadra che di campioni nel fiore degli anni non ne ha alcuno? In questo momento per un allenatore, ma soprattutto per un giocatore, Napoli è una vetrina migliore che Torino. Hiddink, Wenger, Guardiola: secondo gli esperti di mercato tutti gli allenatori del mondo sognavano la Juventus, ma chissà come mai è arrivato Conte che fra quelli capaci era l'ultima scelta. Non sia mai che in Italia una pena venga scontata. Il Tribunale di Genova ha disposto la scarcerazione di Ivan Bogdanov, l'ultrà serbo protagonista degli scontri dello scorso 12 ottobre allo stadio di Marassi in occasione della partita tra Italia e Serbia, e il suo accompagnamento coatto in patria. Ivan saluta tutti, magari con le tre dita, la condanna a 3 anni e 3 mesi di fatto è stata di 7 mesi. Un bellissimo messaggio per i dementi italiani, che prudentemente i giornali non chiamano 'Bestia' come è stato per Ivan, quelli che si presentano al campo di allenamento per minacciare allenatori o indurre i giocatori a ridursi lo stipendio. Non diamo tutte le colpe al calcio, visto che siamo nella più pura logica dei film 'poliziotteschi' degli anni Settanta: fra garantismo e perdonismo facile c'è una notevole differenza. Ai dibattiti con panno verde sul tavolo e bottiglia di minerale dicono che è un problema di cultura, che si risolverà nel lungo periodo. Ma, come ammoniva Keynes, nel lungo periodo saremo tutti morti. Stefano Olivari stefano@indiscreto.it

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