non è una novità. Risulta però quantomeno bizzarro apprendere che, in virtù di tale primato, sarà l’
. Niente da dire sul club di questa meravigliosa cittadina di mare, ma il suo allenatore è quanto di più lontano si possa immaginare dal concetto di fair-play e rispetto per l’avversario.
. Metterlo davanti a un microfono è come accendere una miccia. Prima o poi la bomba esplode.
Rekdal è un tecnico che critica pubblicamente i propri giocatori, litiga con stampa e avversari, attacca i vertici della
Federazione (a suo dire piena di incapaci e principale responsabile del declino della nazionale norvegese negli ultimi anni) e non disdegna qualche stoccata anche a dirigenti e investitori della sua squadra. Il top lo ha raggiunto nel 2009 quando, al termine di un incontro tra
Brann e
Ålesund terminato 2-1 per i padroni di casa, diede vita ad un vivace battibecco davanti alle telecamere con l’ex
Leeds Eirik Bakke. “Sei un alcolista”, gli disse, “vai a farti un altro bicchiere”. Risultato: multa di 10mila corone (poco meno di mille euro) e una giornata di squalifica.
Rekdal però come allenatore ci sa fare, almeno in patria: nel 2005 ha riportato il titolo nazionale in casa
Vålerenga (il club di
Oslo interruppe 13 anni di dominio consecutivo del
Rosenborg), e da quando è stato ingaggiato dall’
Ålesund ha trasformato una squadra da zona retrocessione (nel 2008, da subentrato, centrò la salvezza ai play-out contro il
Sogndal) in una da piazzamento europeo. Nel 2009 ha vinto la coppa di
Norvegia, primo trofeo nella storia del club, mentre la scorsa stagione ha chiuso con un soddisfacente quarto posto. Attualmente l’
Ålesund si trova nel gruppo di testa di una
Tippeliga ancora senza padroni.
Se come allenatore Rekdal divide l’opinione pubblica, da calciatore era invece un idolo per tutto il paese. Centrocampista di lotta e di governo, ha raccolto 83 presenze in nazionale segnando alcune delle reti più importanti nella storia della Norvegia: contro l’Inghilterra a Wembley, a USA 94 contro il Messico e a Francia 98 nella storica vittoria ai danni del Brasile. Oggi è il più improbabile rappresentante del fair-play in Europa.
Alec Cordolcini