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Redazione

16.05.2011 ( Aggiornata il 16.05.2011 15:22 )

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Il Diego Maradona allenatore è riuscito nell'impresa quasi impossibile di far giocare male l'Argentina, al di là dei risultati negativi che possono essere frutto anche di sfortuna, quindi che monetizzi la sua fama mondiale in Dubai potrà intristire qualche romantico ma non le persone che fanno fatica ad arrivare a fine mese. L'Al Wasl ha alla fine ufficializzato l'ingaggio della più grande icona calcistica del pianeta, che per due anni insieme al suo staff allenerà in un campionato ridicolo stando alla larga (forse) da debiti e guai giudiziari non sempre dipendenti da lui: per fare un esempio concreto, è incredibile che il Fisco italiano se la prenda solo con lui e non anche con il Napoli di Ferlaino che gli pagava l'ingaggio. Detto questo, cosa troverà Maradona in Dubai? Come presidente del club, l'ennesimo sceicco della dinastia degli Al Maktoum: questo, Ahmed, è fratello di Mohammed (sovrano di Dubai e primo ministro degli Emirati Arabi), parente del quasi omonimo Ahmad (medaglia d'oro ai Giochi Olimpici di Atene 2004 nel double trap) e appassionato di quasi tutti gli sport. Soprattutto ippica, ma anche calcio. La squadra è una delle più prestigiose della zona e pur non avendo giocatori di alto livello (fra gli stranieri due brasiliani di basso rango e l'ex discreto centrocampista dell'Athletic Bilbao Francisco Yeste), nemmeno come nome, ha grandi progetti per il futuro. I giocatori europei e sudamericani a fine carriera hanno ancora qualche remora ad andare lì, mentre gli allenatori non fanno troppo gli schizzinosi: all'Al Wasl hanno allenato il grande Tomislav Ivic e vari ottimi professionisti presenti in panchina in una fase finale di un Mondiale: da Joel Santana ad Alexandre Guimaraes, passando per Henryk Kasperczak. Le squadre della Pro League, il massimo campionato degli Emirati Arabi, sono 12 e l'anno prossimo per Maradona il derby potrebbe essere quello contro l'Al Nasr (altra squadra del Dubai) allenato dal coetaneo Walter Zenga. Parafrasando una famosa metafora di Arrigo Sacchi, che potrebbe piacere allo sceicco-presidente: non tutti i grandi cavalli diventano grandi fantini, ma tutti i fantini devono pagare le bollette. Stefano Olivari

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