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Redazione

10 maggio 2011

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(...) Il Giro piange uno dei suoi più giovani interpreti, un ragazzo che aveva talento e sognava di diventare campione. Il Giro piange Wouter Weylandt e il mondo della bicicletta piange lui. Su Twitter tutti i professionisti del mondo postano un messaggio: da Lance Armstrong a Fabian Cancellara, dal connazionale Tom Boonen, passando per i compagni di squadra Franck e Andy Schleck. Il Giro abbassa il volume e spegne la festa. Zomegnan, patron della corsa, lo fa fare immediatamente, senza esitazione. «Ci siamo solo riservati di non avvertire i corridori in corsa, fin quando i familiari non avevano avvisato la moglie che in quel momento si trovava in macchina», fa sapere il patron della corsa rosa. Con il groppo in gola, gli occhi lucidi e la voce rotta per l'emozione, anche Paolo Bettini, ct della nazionale, piange un ragazzo che ha incrociato quando correva per la belga Quick-Step, dove Weylandt ha mosso le sue prime pedalate da professionista nel 2005. «Non si può morire a 26 anni per una corsa in bicicletta - dice l'oro di Atene -, ma può capitare perché il ciclismo è sport duro ma anche pericoloso». Piange Bettini, si commuove Michele Acquarone, direttore generale di Rcs Sport, al quale ieri sera alle 22.30 è toccato il compito di andare con Zomegnan a ricevere alla Malpensa la famiglia di Wouter e la giovane compagna An Sophie De Graeve che a settembre avrebbe reso padre lo sfortunato corridore belga. «Abbiate rispetto per questa giovane vedova, non pubblicate foto che potrebbero fare male a questa famiglia», si raccomanda accorato. (...) Aria pesante in casa Leopard. Volti cupi e occhi lucidi. Brian Nygaard, team manager della formazione lussemburghese comunica con Twitter ai suoi ragazzi che la decisione spetterà solo a loro: andare avanti per Wouter o tornare a casa. «Quello che voi deciderete di fare a me va bene», dice il manager danese. «Era un ragazzo buonissimo, tranquillo e disponibile come pochi - ricorda Luca Guercilena, tecnico e preparatore del team lussemburghese -. Perdiamo davvero un ragazzo d'oro, che aveva ampi margini di miglioramento. Era innamorato del suo lavoro, della sua bicicletta, della sua famiglia ed era al settimo cielo per la gravidanza di Anne Sophie, sua moglie. Siamo tutti davvero sconvolti, per una tragedia che ci toglie sonno e ogni energia». (...) Fonte: articolo di Pier Augusto Stagi pubblicato sul Giornale, link alla versione integrale

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