Barbara Berlusconi e il suo primo scudetto

Barbara Berlusconi e il suo primo scudetto

Pubblicato il 9 maggio 2011, 10:25

Stavolta la Berluschina non sembra proprio il diminutivo di papà. Anzi, la bionda si prende tutta la scena in tribuna, ma soprattutto sul prato dell´Olimpico, dove pare quasi di assistere alla successione anticipata del padre. «Un´emozione fortissima, sono riuscita a centrare lo scudetto al mio primo anno di Milan: spero porti fortuna al mio futuro da dirigente», dice Barbara Berlusconi prima di abbracciare e baciare Pato, fidanzato in casa e in campo. (...) Così, se papi ha appena indicato (forse) in Tremonti il possibile delfino politico, nel Milan la dinastia è più diretta e familiare, non in linea maschile ma femminile. La ragazza capisce di pallone, dicono, e ha deciso di farlo di mestiere. L´hanno affiancata a Galliani perché imparasse, e davvero Barbara lo sta facendo alla svelta. In una manciata di settimane si è fidanzata col bomber e si è sposata, sportivamente parlando, il resto della squadra. Guardatela, mentre passeggia sul campo dopo la vittoria. Non vi ricorda qualcuno, solo un filo più alta e con un po´ più di capelli? Pure il sorrisone è più o meno lo stesso. Sulla voce, invece, c´è ancora parecchio di lavorare. Non è quella impostata e recitativa di papi, appare invece increspata dall´emozione. Ai microfoni Mediaset, giocando in casa, ha rivolto prima la frase puntata sul futuro come una spada («Speriamo mi porti fortuna»), poi s´è arrestata come vinta da un sentimento che era meglio non svelare a parole. Ci sarà tempo per imparare a non emozionarsi così. Forse, la vittoria al primo colpo della Berluschina dipende anche da quella polizza scudetto chiamata Ibrahimovic: chi lo prende, poi vince il campionato. Si sa che funziona così. Anche stavolta gli è accaduto quello che dal 2002 gli riesce sempre (a parte il 2003, unica annata da zero tituli). Cioè vincere lo scudetto. Come, regolarmente, con l´Ajax (2002 e 2004), come con la Juventus (2005 e 2006: poi qualcuno li cancellò, ma lui li vinse eccome), come con l´Inter (2007, 2008, 2009), come col Barcellona (2010). (...) Quando Galliani è andato a prenderselo a Barcellona, legandosi alle pietre della Sagrada Familia pur di tornare a casa con lui, sapeva bene che insieme a Ibra stava portando a Milano anche il triangolino con i tre colori. Poi, per sovrammercato, si è preso pure Robinho, come quando dal benzinaio ti regalano il portachiavi dopo un pieno. Stavolta, per Ibrahimovic non c´è stato bisogno di colpi di tacco acrobatici, e neppure di stangate da trenta metri, o di volate tra birilli. Non ha insultato e picchiato nessuno. L'unico colpo, però di gioia durante la festa, l´ha ammollato a Cassano, in testa, e quell´altro è rimasto con la borsa del ghiaccio sulla fronte: «Che bestia che sei, Zlatan!», gli ha ripetuto a lungo. Lì accanto, rideva una strana padroncina bionda. Fonte: Maurizio Crosetti per La Repubblica, l'articolo completo è su Repubblica.it

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