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La fine della Sampdoria

In nove mesi dalla Champions League alla serie B senza passare dal via, non è certo colpa di Palombo, Ziegler, Padalino, Pozzi, Da Costa, Martinez e dei massaggiatori, ma loro erano a tiro e si sono presi insulti e spintoni di una trentina di esagitati...

Redazione

18 aprile 2011

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Se sei buono ti tirano le pietre, cantava l'immortale (è ancora vivo, comunque, gira il mondo in barca a vela) Antoine. Devono averlo pensato i pochi giocatori della Sampdoria che nella notte fra sabato e domenica sono tornati a Genova dopo la sconfitta di San Siro con il Milan, diversamente dalla maggior parte dei loro compagni che sono rimasti nei locali milanesi a godersi la fine della settimana del design. In nove mesi dalla Champions League alla serie B senza passare dal via, non è certo colpa di Palombo, Ziegler, Padalino, Pozzi, Da Costa, Martinez e dei massaggiatori, ma loro erano lì e si sono presi insulti e spintoni di una trentina di esagitati. Al di là delle cessioni di Pazzini, ad alto livello un sopravvalutato, e di Cassano, ad alto livello finito e forse mai davvero cominciato, cosa è davvero successo ad una società che subisce Genova in maniera meno opprimente rispetto alla cugina rossoblu? Prima di tutto ha perso Marotta, discutibile come uomo-mercato (e alla Juventus si è visto) ma eccellente nella gestione umana dello spogliatoio. Poi ha sbagliato allenatore, scegliendo un Di Carlo con cilindrata da salvezza e sostituendolo con un Cavasin incazzoso nelle conferenze stampa ma che non ha dato nella sostanza nessuna scossa. A questo si sono aggiunte le politiche di quattro Garrone diversi nell'arco di 9 mesi: il primo che giurava di mantenere intatto il nucleo di questa squadra (per Palombo in estate aveva rifiutato offerte notevoli), il secondo che quasi voleva vendere la società dopo la rottura con Cassano, il terzo che dopo essersi liberato di lui e di Pazzini per (relativamente) pochi soldi parlava di ridimensionamento e progetto-giovani, il quarto che sta navigando a vista e che la società potrebbe venderla davvero (e non per bisogno personale di soldi) ad uno dei vari caimani che sono tornati in pista dopo avere risolto le proprie grane giudiziarie. Di certo c'è che la squadra ha fatto 2 punti nelle ultime 9 giornate e che non promette di farne molti di più nelle 5 finali. Adesso ha perso anche il rapporto civile con la tifoseria, quello che Mantovani considerava il suo vero scudetto. Per certi versi la sua grande Sampdoria è finita adesso. E la grande Sampdoria di Garrone ha ballato una sola estate. Stefano Olivari stefano@indiscreto.it

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