Dove non è arrivata Sky

Dove non è arrivata Sky

Pubblicato il 7 aprile 2011, 15:21

Anche a qualche giorno di distanza vale la pena tornare sulla questione del gol-non gol di Thiago Motta. Che è molto divertente anche perché a dimostrare che la palla inzuccata dal centrocampista era dentro (sorvoliamo sulle conseguenze su quei canili che sono certi blog di tifosi, convinti di essere stati derubati della vittoria, ma ai quali la successiva impresa con lo Shalke ha forse spiegato qualcosa) non è stata Sky, la magnifica, potentissima, ipertecnologica, Sky, ma l'umile (anche perché cattolica), semplice, simpatica Telenova. Riassuntino mediatico. A inizio telecronaca, sabato sera, Caressa magnifica le gol-cam, piazzate strategicamente sulle porte e quindi capaci di risolvere un eventuale dubbio su gol-non gol. Dubbio che puntualmente si verifica e che puntualmente le gol-cam non risolvono, essendo piazzate non a perpendicolo sulle traverse: «Ecco... non si capisce». Passano poche ore, compresa una notte, e intorno alle 14.20 di domenica Massimo Carbone, alla trasmissione Nova Stadio, con tre telecamere, quelle normali, e un programmino di elaborazione grafica molto semplice (nei dintorni del glorioso Telebeam), dimostra che il pallone era entrato tutto, seppur di pochissimo. Questo cosa ci dice, da un punto di vista mediatico? Una cosa che troppo spesso trascuriamo. Che anche le tv locali, specie certe tv locali, quelle comunque medio-grosse, fanno dell’ottima informazione. E troppo spesso le trascuriamo, quando invece sono presenti, sulla notizia, puntuali, aggiornate, capaci di scoop come questo. A volte i pochi mezzi (o comunque non la stessa quantità di mezzi di chi munge l’utente con canoni vari) aguzzano l’ingegno. E professionisti come Fabio Ravezzani di Telelombardia-Antenna 3 e Gianni Visnadi di Telenova, e tanti delle loro redazioni, danno dei punti a gente che lavora in colossi ben maggiori. E a dirigere Quarta Rete in Piemonte è un colto e raffinato amante della letteratura sportiva e no come Darwin Pastorin. Ma troppo spesso perché trascuriamo tutto questo? Molto semplice. Sono le tv locali stesse a sottrarsi al confronto con le tv maggiori, a far sì che non le prendiamo sul serio come meriterebbero. Perché se a volte fanno giornalismo ottimo e intelligente, molto più di frequente le loro trasmissioni sono né più né meno che dibattiti da bettola fatti davanti alle telecamere. Nulla contro le bettole, né contro i bar, di cui siamo accaniti e convinti frequentatori, ma per motivi alcolici: quando vogliamo discutere in modo serio di qualcosa ce ne andiamo altrove. In posti così predomina la discussione fatta di urla, interruzioni, tesi preconcette che non si modificano mai, aggressioni verbali, sberleffi da curva di stadio. Insomma, grandi canili che possono essere divertenti, ma come lo erano i combattimenti al Colosseo: per amanti del trucido e del truculento. Ecco, e tutto questo fa dimenticare le cose buone che ci sono, e sono tante. Una delle filosofie imperanti in questi tempi che sanno fine epoca (qualunque sia l’epoca, qualunque sia quello che sta finendo) è il “vorrei ma non posso”. Sulle tv locali - per loro precisa scelta - impera il “potrei ma non voglio”. Livio Balestri telecommando@hotmail.it http://www.youtube.com/watch?v=UE3KHpbVi_A

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