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La presunzione di Leonardo

Redazione

3 aprile 2011

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Neanche a farlo apposta, lanciando il piccolo gioco per indovinare il risultato di Milan-Inter, avevo scritto che un semplice episodio - magari una giocata di Pato frutto di un rimpallo - avrebbe potuto ribaltare il pronostico favorevole all’Inter. Così è stato. E per di più dopo appena 43 secondi del derby più atteso degli ultimi anni. Al primo minuto di gioco era tutta un’altra partita da quella giocata sui giornali, e da quel momento l’Inter si è trovata nella situazione peggiore per le proprie caratteristiche - cercare di manovrare - mentre il Milan si è posto nelle condizioni migliori: ripartire rapido coi movimenti di Robinho, le verticalizzazioni del sopraffino Seedorf e le incursioni letali di Pato, aiutato non poco dalla difesa alta degli avversari. Il Papero, a mio parere un campione che segnerà un decennio (a condizione che stia bene e che le questioni sentimentali non lo travolgano troppo), se innescato in quella maniera diventa micidiale, ricordate la partita con il Napoli? Resto convinto che l’Inter sia complessivamente superiore al Milan, specie a un Milan senza Ibrahimovic. Ma ne è uscita la gara ideale per i rossoneri, non obbligati a rincorrere come era successo a Palermo, dove Van Bommel aveva denunciato i limiti in costruzione. Chiamato a rompere e a rilanciare, l'olandese è stato semplicemente perfetto come il resto della squadra, arrivata al derby anche mentalmente più preparata dei cugini. Con tutto questo, un colpevole in casa Inter c'è e si chiama Leonardo, il grande bersaglio della serata di San Siro. Per me ha sbagliato formazione. Non si può affrontare il Milan con un trequartista e tre punte. Capisco l'amore e i sentimenti, ma il calcio è anche razionalità. Si è avuta l’impressione, sin dal primo secondo di gioco, che i nerazzurri fossero sbilanciati. E lo sono rimasti per tutto il match, visto che nessuno degli attaccanti rientrava ad aiutare i malcapitati difensori. A un certo punto si è trasformato in un assedio, in un'umiliazione e persino Cassano - un genio nel farsi cacciare fuori - è riuscito a trovare gloria. Sui quasi 230 che hanno tentato di azzeccare il risultato, ce l’hanno fatta solo in due: Alberto Mazzuca e Antonio Sgaramella Porro. Grandissimi, bravissimi! Domani, dopo lo spoglio preciso, li contatterò. Evidentemente eravamo in molti, io e voi, ad aspettarci un’altra storia.

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