E’ noto come a volte l’esigenza mediatica di creare sensazioni ragionando per stereotipi provochi una distorsione della realtà. Se giochi nel Barcellona e a 17 anni sei già nel giro della prima squadra, su di te si dicono meraviglie ancora prima del tuo esordio. Eppure, anche se chiudi il campionato in doppia cifra, non devi necessariamente essere un predestinato, un altro Messi o il nuovo fenomeno già pronto e impacchettato, ma puoi rimanere soltanto un ragazzo di 17 anni (ora di 20). Uno che, minorenne, all’offerta di Aragonés per un posto nei 23 dell’Europeo 2008 risponde di non essere ancora pronto.
Bojan Krkić vive ancora intrappolato in questa condizione: a ogni partita deve giustificarsi, e sono due stagioni e mezzo che non decolla. I due gol (facili, ma fanno morale) nelle ultime due partite da titolare (approfittando dell’assenza di Pedro) potrebbero rilanciarne le chance e renderlo davvero una risorsa all’interno di una rosa ben compensata ma un po’ corta come quella blaugrana.
Le caratteristiche tecniche e tattiche ci sarebbero tutte: una punta mobile, capace di adattarsi a tutte e tre le posizioni del tridente, portata alla manovra e con movimenti senza palla pure più funzionali di quelli di Villa. Il problema, detto brutalmente, è che Bojan non fa paura ai difensori avversari. Non vince un contrasto, è rapido sul breve ma in allungo perde. Quello fisico però non è nemmeno il lato più penalizzante per lui.
Visto da lontano, Bojan sembra attanagliato dalla paura di sbagliare, e quasi portato a rifugiarsi nella giocata più banale. Quando ha tempo per pensare col pallone tra i piedi, finisce che pensa troppe cose e la decisione finale la esegue senza la dovuta convinzione. In questi frangenti capita di vedere pure errori grossolani dal punto di vista tecnico; errori non appartenenti al repertorio di un giocatore che il controllo di palla di Messi non l’ha mai avuto, ma che comunque sorprendono chi lo ha potuto seguire sin dalle nazionali giovanili. In cambio, in quei rari momenti in cui deve agire d’istinto, si possono intravedere movimenti da grande attaccante, finte di corpo a liberarsi del difensore, controlli a seguire e conclusioni inappellabili in un lampo e in un fazzoletto di terreno.
Lanciato da Rijkaard, con Guardiola Bojan non ha ancora sfondato, nonostante l’incisivo contributo nel finale della scorsa Liga (con gol pesanti), al posto di un Ibrahimović che non solo giocava male di suo ma faceva pure giocare peggio i compagni. Ad ogni piccolo passo avanti però sembra dover sempre corrispondere una frenata, e ormai il tempo e la pazienza cominciano a scarseggiare.
(a cura di Valentino Tola)