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Il braccio violento di Lex

Redazione

24 marzo 2011

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Lex Immers è un ultrà che si è scoperto sufficientemente dotato con un pallone tra i piedi da poter diventare un calciatore professionista. Ogni volta che segna una rete per la sua squadra, l’ADO Den Haag, non è necessario che si chini a baciare il logo del club come fanno molti suoi colleghi; gli basta togliersi la maglietta e mostrare la propria schiena, dove fa bella mostra di sé un grande tatuaggio raffigurante una cicogna (simbolo della città di Den Haag e, pertanto, dall’ADO) posizionata sotto la scritta Fc Den Haag a caratteri gotici. Immers sta vivendo una grande stagione con la sua squadra, partita per salvarsi e attualmente in piena zona Europa. Però rimane un ultrà. E quando i tifosi lo invitano ad un banchetto organizzato per festeggiare la vittoria contro gli odiatissimi rivali dell’Ajax (battuti per la seconda volta in stagione), lui non può mancare. E se gli chiedono di unirsi ai cori antisemiti quali “Andiamo a caccia di ebrei” e “Hamas Hamas, gli ebrei nelle camere a gas”, lui non ci pensa due volte. Perché in Olanda insultare gli ebrei significa insultare l’Ajax. Del resto, quando si perpetua un falso storico (ovvero gli ajacidi quale club dalle radici ebraiche) per decenni, il risultato è che questo diventa verità. La simpatica festicciola è stata filmata da un videofonino e puntualmente diffusa via internet, scatenando un polverone. Tra le persone coinvolte, anche un altro giocatore dell’ADO, Charlton Vicento (immediatamente escluso dalla nazionale olandese under 21), e l’allenatore John van den Brom, quest’ultimo addirittura un ex Ajax. Le sanzioni più pesanti però hanno colpito Immers, multato dalla società con la massima sanzione pecuniaria prevista dal contratto, quindi squalificato per cinque giornate. Sembra inoltre che il Ministro dell’Interno olandese Piet Hein Donner sia intenzionato a costituire una commissione d’inchiesta su quanto accaduto. La scorsa estate Immers, i cui genitori vivono in Italia, è stato vicino a firmare per il Chievo. Alla fine però è rimasto nel “suo” club; scelta azzeccata, alla luce dell’attuale campionato che lo vede nella top 10 dei giocatori dal più alto rendimento in Eredivisie, e che ha quantomeno triplicato il prezzo del suo cartellino. Poi però al giocatore è subentrato l’ultrà.

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