Passeremo per nostalgici: rimpiangiamo un’idea di gioco che è morta e sepolta, quella in cui, nelle ultime quattro giornate di campionato, cambiava persino la formula di «Tutto il calcio minuto per minuto», lasciando posto alla radiocronaca del secondo tempo di una partita fra squadre non coinvolte nella volata scudetto.
La televisione ha travolto ogni argine: nell’agosto 1993 venne inaugurato il posticipo domenicale in serie A; seguirono i due anticipi in A, poi la partita all’ora di pranzo della domenica: l’hanno chiamato “calcio spezzatino”.
Un paio d’anni fa è saltato anche l’ultimo simulacro di regolarità, cancellando una norma storica, quella che prevedeva che almeno nelle ultime quattro giornate la serie A abolisse anticipi e posticipi, e tutti scendessero in campo in contemporanea, alle canoniche ore 15.00; le pay-tv hanno preteso che la contemporaneità si limitasse alle ultime due giornate.
Ora si fa un passo ulteriore: solo la 38esima giornata, la sera del 22 maggio, sarà giocata in contemporanea.
Dopo il derby, fra la 32esima e la 34esima giornata, il Milan giocherà per 3 volte su 4 dopo l’Inter (alla stessa ora solo in un caso). Viceversa, alla terzultima e alla penultima giornata, sarà l’Inter a scendere in campo sapendo il risultato della rivale.
Più che perdere tempo in congetture su chi ci guadagna e chi ci perde, mi permetto di segnalare che la più danneggiata è inequivocabilmente l’Udinese: giocherà di pomeriggio (alle 15.00) per 5 volte su 7 (Inter e Milan solo una volta, Napoli 2). E in maggio, la domenica pomeriggio può fare caldo, molto caldo.
Rudi Ghedini