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Lotito, Di Canio e la terra promessa delle querele

Un battibecco fra il presidente della Lazio e un suo ex campione, nato intorno alla valutazione di Zarate, è finito in mezzo a minacce di querele da entrambe le parti. E' l'italianissimo modo di intimidire gli interlocutori, quando non si hanno più argomenti...

Redazione

14.03.2011 ( Aggiornata il 14.03.2011 11:33 )

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La guerra dei cent'anni fra Claudio Lotito e Paolo di Canio si è arricchita dell'accessorio imprescindibile per ogni antipatia italiana che si rispetti: la querela, in questo caso addirittura incrociata. Querela all'italiana, ovviamente, con pochissime possibilità di tradursi in un risarcimento ma con la trombonesca soddisfazione di poter dire 'Io ti querelo' o 'Darò mandato ai miei legali...'. La materia del contendere, oltre all'astio personale, alcune promesse non mantenute e due visioni diverse della Lazio? Ovviamente poca cosa. Parlando del caso Zarate ai microfoni di Mediaset, l'ex campione ha parlato di 37 milioni come della cifra complessiva sborsata per un giocatore deludente. Risposta live di Lotito: ''Di Canio lei pensi a fare il giocatore e non a parlare di analisi economiche, visto che non è informato e non sa quello che dice''. Controrisposta di Di Canio: ''So benissimo quello che dico, ho letto i bilanci e avete speso 21 milioni più 14,9 di transazioni, lei è anche indagato per questo, non si permetta di dire che sono un bugiardo''. Pennellata finale del presidente: ''Lei domani si troverà una citazione per danni, visto che dichiara il falso in pubblico''. Può benissimo essere che nessuna delle due querele parta, ma già essersi riempiti la bocca della magica parola è sufficiente. Un meccanismo, quello della querela usata come manganello mediatico, che i giornalisti conoscono bene. C'è così tanta gente che ti minaccia di querela per diffamazione, con i pretesti più strani, che quando ti arriva il verbale di identificazione (in pratica l'equivalente del vecchio avviso di garanzia) non puoi sapere nemmeno che cosa ti venga contestato fino a quando il pubblico ministero inoltra la pratica al gip. L'importante non è insomma la condanna (nei casi veramente gravi, quindi non certo la valutazione di Zarate, si arriva a una transazione da poche migliaia di euro), ma il fatto che se ne parli. Rimane il fatto che Zarate sia stato una delusione. Stefano Olivari stefano@indiscreto.it

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