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Van Gaal e Magath, tecnici sulla graticola della Bundesliga

Redazione

10 marzo 2011

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Il mondo del calcio gira ormai alla velocità di quello della televisione, dove in cinque minuti si passa dal pianto al sorriso con tanto di applauso di stacco. Si sta un attimo a diventare la causa di tutti i mali, anche se un paio di settimane prima si potevano mettere in bella mostra le effigi dell'eroe. È quanto sta accadendo agli allenatori delle due squadre tedesche arrivate agli ottavi in Champions ed alle semifinali in Coppa di Germania. Il tecnico dello Schalke ha avuto pure il merito di guidare i suoi uomini alla finale di Berlino: uno dei momenti più attesi della stagione, nulla a che vedere con la tristezza dell'epilogo di una sempre più snobbata Coppa Italia. Van Gaal e Magath sono entrambi sulla graticola e sono riusciti, in paio di mesi, ad inimicarsi il mondo intero: dallo spogliatoio ai tifosi, dirigenza e giornali compresi. Uno stile comune, un destino comune. Sembra che in Bundesliga sia passata la moda del sergente di ferro, di quello che i giocatori li guarda dall'alto del suo fischietto. Sudore e fatica, urla e block notes, palla medica e ripetizione ossessiva degli schemi. E poi disciplina da collegio e multe salate per chi sgarra.  È un modello un po' retrò ma l'anno scorso andava per la maggiore come dimostrano il primo ed il secondo posto di Bayern e Schalke, con i bavaresi capaci di centrare l'accoppiata "Schale-Pokal" e di arrivare a giocarsi la Champions con l'Inter. Un inizio di stagione stentato hanno aperto le prime crepe che sono diventate voragini quando lo spogliatoio ed i tifosi sono saliti sulle barricate. La girandola di giocatori voluta da Magath e l'allontanamento di Van Bommel insieme alla panchina inflitta a Butt hanno fatto saltare tutti gli equilibri. Il pugno di ferro si é rivelato un autogol clamoroso.  In realtà va osservato come nel calcio l'unità di misura siano sempre i risultati e a dare una spallata ai metodi di Magath e Van Gaal ci hanno pensato i vari Jürgen Klopp e Thomas Tuchel, due "giovanotti" che si accomodano in panca in tuta e sembrano i fratelli maggiori dei loro giocatori. Un modo di proporsi moderno, che assomiglia a quello di Jogi Löw e che ha caratterizzato gli ultimi anni di Jupp Heynckes, non per nulla in pole position per la successione di Van Gaal. Tecnici dal volto umano, capaci di parlare con i propri giocatori senza dover alzare la voce o la bacchetta. Il guanto ha lascito il posto al pugno.  Addio vecchi maestri, tanto al prossimo giro di valzer qualcuno si ricorderà di voi e dei vostri metodi spicci per rimettere in riga i ragazzini viziati. Panta rei os potamos ed oggi il pallone é nelle mani dei giovani: non sono sul campo.

Gianluca Spessot

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