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Piccolo e nero

36 - Nel 1913-14 la solita formula regionale porta il Casale a battere la Lazio in finale e a diventare il simbolo di un calcio che dopo essere nato nelle metropoli è riuscito a radicarsi anche nella provincia profonda...

Redazione

20.01.2011 ( Aggiornata il 20.01.2011 03:42 )

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La formula della diciassettesima edizione del massimo campionato italiano di calcio ricalca purtroppo quella dell'edizione precedente, con la FIGC che sogna questo Super Bowl italiano qualche decennio prima del Super Bowl vero. Il Torneo Peninsulare evidenzia le differenze tecniche e di organizzazione fra Centro e Sud, ma anche all'interno dello stesso Centro: dove la Lazio domina il girone laziale (che sarebbe meglio definire romano, sei su sei partecipanti sono della Capitale), batte la Spes Livorno campione toscana e nella finale Centro-Sud distrugge l'Internazionale Napoli. Nel torneo Maggiore emerge fin da subito una fortissima realtà piemontese, il Casale: che vince il girone ligure-piemontese davanti al Genoa e poi si conferma nel girone finale a sei squadre (con le prime due di ogni raggruppamento) sempre davanti ai rossoblu. La Juventus, risorta dalla quasi retrocessione dell'anno prima, è quarta, ma alla doppia finale nazionale va ovviamente il Casale: che contro la Lazio non ha alcun problema, diventando così per la prima volta Campione d'Italia. Una squadra che non viene dal nulla: l'anno prima è stata la prima italiana a battere un'inglese, con lo storico 2-1 al Reading in tournéee. Da sottolineare che Il Reading negli stessi giorni batte Genoa, Milan i campioni dell Pro Vercelli e addirittura la Nazionale. Quello del 1913-14 è un campionato memorabile e viene vinto da quella che è l'espressione di una piccola città (la più piccola ad avere mai espresso una squadra campione d'Italia di calcio, prescindendo dal discorso sulla Novese che faremo più avanti) e di un ambiente ancora non professionistico al contrario di quello della maggior parte delle avversarie. La maglia è nera, non come presagio di quello accadrà qualche anno dopo in Italia ma come sfida al bianco della Pro Vercelli con cui la rivalità è fortissima fin dalla fondazione. Il calcio è riuscito a radicarsi nelle grandi città ma anche in provincia, forse non è stato frutto di una strategia ma di sicuro il risultato è buono e ancora oggi ne godiamo i frutti visto che il calcio in Italia viene seguito ad ogni latitudine e da ogni classe sociale. stefano@indiscreto.it

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