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Perché prendersela con Ledesma

La convocazione in azzurro del centrocampista della Lazio ha riaperto il dibattito sugli oriundi nel calcio. Dei quali si può dire tutto, tranne che siano un segno di questi tempi...

Redazione

16.11.2010 ( Aggiornata il 16.11.2010 12:32 )

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Quando si discute di oriundi in nazionale bisogna distinguere l'aspetto culturale e ideologico da quello storico. Per quanto riguarda il primo le opinioni sono ovviamente diverse (nazionale simbolo dell'identità nazionale o nazionale modello superclub, questi i due opposti estremismi), mentre per quanto attiene alla storia è davvero difficile sostenere che gli Amauri o i Ledesma siano qualcosa di strano o comunque di rappresentativo 'solo' dei tempi che stiamo vivendo. Sorvoliamo sulle discussioni terminologiche (secondo qualcuno sarebbero oriundi anche Di Matteo o Giuseppe Rossi...) e limitiamoci ai casi ai confini della furbata. Mumo Orsi, campione sudamericano e poi vicecampione olimpico con l'Argentina prima di essere decisivo per l'Italia al Mondiale 1934. Luis Monti, vicecampione olimpico e mondiale con l'Argentina prima di diventare la colonna degli azzurri vinci-tutto degli anni Trenta. Michele Andreolo, cresciuto nel Nacional di Montevideo e arrivato alla Nazionale di Pozzo solo a 23 anni. Alcide Ghiggia, campione del mondo non proprio da riserva con l'Uruguay nel 1950. Juan Alberto Schiaffino, idem come Ghiggia. José Altafini, arrivato ventenne al Milan direttamente dal Brasile campione del mondo 1958. Omar Sivori, campione sudamericano con l'Argentina prima di giocare con l'Italia il Mondiale 1962. E potremmo andare avanti con Libonatti, Angelillo, Cesarini, Guaita, Montuori e tanti altri. Molti campioni, qualche mezza figura, quasi tutti molto meno italiani (calcisticamente parlando) di Cristian Ledesma. Che ha fatto il settore giovanile nel Boca Juniors ma è diventato un calciatore professionista in Italia (a 19 anni Pantaleo Corvino lo portò al Lecce). Conclusione? Si può anche essere contrari agli oriundi, ma Ledesma è molto più italiano della maggior parte dei suoi predecessori. E anche dei suoi contemporanei, visto il maggior trasporto verso la maglia rispetto a Camoranesi e Amauri.

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