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Che il numero 1 del mondo abbia vinto Wimbledon per la prima volta in carriera non è banale e non lo diciamo per tifo nazionalistico, perché il tennis è lo sport più tremendamente onesto di tutti e poco si presta a discorsi di questo tipo. Vince soltanto uno e quell'uno è Jannik Sinner, primo italiano a riuscirci, quattro anni dopo la finale persa da Berrettini con Djokovic, un Djokovic ben diverso da quello trentottenne triturato da Sinner in semifinale. Un Djokovic, va ricordato, che a 38 anni è ancora per distacco il primo degli umani dietro a Sinner e Alcaraz.
Poi una finale dominata tatticamente contro un Alcaraz che poco più di un mese fa aveva incrinato molte sue certezze nella finale del Roland Garros, con successivo licenziamento di preparatore atletico e fisioterapista, per motivi più umani che professionali. Una finale in cui il servizio di entrambi è stato letto bene dall'avversario, e dove quindi si sono visti tanti scambi anche per gli standard dell'erba di oggi, ben diversa da quella di Becker e Sampras. Una partita che potrebbe segnare una svolta a livello psicologico in quella che sarà la rivalità del prossimo decennio, visto che Sinner ha 24 anni, e Alcaraz 22, e con modalità diverse sanno fra un torneo e l'altro rigenerarsi sotto ogni profilo: al momento il bilancio è di 9 a 6 per Alcaraz, che però tecnicamente ha meno margini di miglioramento di Sinner. Però dureranno entrambi, non li vediamo vicini al punto di rottura.
Ma al di là di un duopolio che al momento non ha un terzo incomodo, con la fu Next Gen (chi si ricorda di questa definizione?) ormai dispersa, passata dalla padella dei Big Three alla brace di Sinner-Alcaraz, e i giovani emergenti in molti casi più vecchi di Sinner, questo 4-6 6-4 6-4 6-4 è destinato a segnare un prima e un dopo non soltanto per il tennis ma anche per tutto lo sport italiano: siamo in zona doppio Giro-Tour di Coppi. Mondiale del 1982, oro olimpico di Jacobs nei 100, senza esagerare. Con tutta l'aura dell'impresa annunciata del fenomeno, visto che si tratta del quarto trofeo Slam per Sinner e che è stato vinto da numero uno del mondo, senza la retorica dell'outsider e del 'solo contro tutti' che dopo la chiusura della vicenda Clostebol (e secondo noi nemmeno prima) non aveva senso di esistere.
Come accade ai fenomeni negli sport individuali, Sinner è diventato più importante del suo sport e non soltanto in Italia: Wimbledon, il torneo più importante di tutti, ufficializza questo status di semidio, che si nutre della rivalità con il semidio di pari grado (con un Slam in più) Alcaraz. E non è ancora finita, anzi è probabile che non siamo nemmeno a metà. Per la gioia contenuta dei veri appassionati di tennis italiani, che non hanno mai avuto bisogno dell'italiano che vince, e di un nuovo tifo di stampo calcistico che porta soldi a tutti (indirettamente anche a noi che scriviamo) ma che è lontanissimo dallo spirito del tennis e soprattutto da quello di Sinner, cioè un ragazzo che si è quasi vergognato per la fortuna avuta contro Dimitrov. Fenomenale, non da oggi. Ma la vittoria a Wimbledon davvero tutti sanno cosa rappresenti. Senza Sinner non riusciamo a immaginarci analisi e caroselli per il fantastico quarto di finale di Cobolli.
stefano@indiscreto.net
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